Omicidio Sacchi, l’amico testimone della morte di Luca: “Anastasiya sapeva della droga”
"Ho percepito qualcosa di strano quella sera, come se ci si dovesse accordare per qualcosa di illecito. Anastasyia si è allontanata con uno zaino in mano e quando è tornata ha detto a Luca ‘Tutto a posto'. Luca ha annuito. Ho avuto una strana sensazione". A parlare durante il processo sull'omicidio di Luca Sacchi, è il supertestimone Domenico Marino Munoz. Il ragazzo, che già era stato interrogato dagli inquirenti alcune settimane dopo il delitto, ha riconfermato la sua versione: Anastasiya Kylemnyk e Luca Sacchi erano entrambi consapevoli dello scambio di droga che sarebbe avvenuto quella sera. La giovane ha finora sempre negato di aver preso parte alla compravendita dei quindici chili di marijuana. Ma Munoz ha ribadito che quella sera stava accadendo qualcosa di strano e che la situazione gli sembrava poco chiara. Non ha però menzionato né i 70mila euro, né l'erba che doveva essere portata da Valerio Del Grosso e Paolo Pirino al gruppetto guidato da Giovanni Princi.
"All'improvviso un ragazzo ha aggredito Anastasiya con un colpo alla testa e uno alla schiena e Luca è intervenuto a sua difesa, spingendolo a terra". Queste le parole di Munoz, riportate da Il Messaggero. Subito dopo il ragazzo si sarebbe chinato su Anastasiya per aiutarla. A quel punto Valerio Del Grosso si è avvicinato al gruppo, ha alzato il braccio nel quale teneva la pistola e ha sparato a Luca, colpendolo dietro l'orecchio sinistro. Il giovane morirà poche ore dopo il ricovero in ospedale, nonostante una delicata operazione messa in atto dai medici per cercare di salvargli la vita.
A parlare in aula, anche il fratello di Luca Sacchi, Federico. Quella sera era andato anche lui per caso al John Cabot Pub. Il ragazzo ha riferito che dopo lo sparo Princi è corso da lui dicendogli ‘tuo fratello a terra'. Dopodiché, una volta in ospedale, si sarebbe preoccupato per la macchina di Anastasiya, che voleva spostare a tutti i costi. Princi, che ha scelto il rito abbreviato, è stato condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione per droga. Non ha mai fornito agli inquirenti elementi utili alle indagini sulla morte dell'amico.