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Omicidio Michela Di Pompeo, la lettera degli studenti: “In classe parlava della violenza sulle donne”

La lettera degli studenti di Michela Di Pompeo, vittima di femminicidio a Roma. La lettera degli studenti sul portone dell’abitazione dove il compagna l’ha uccisa: “In classe ci parlava della parità e della violenza sulle donne”.
A cura di Valerio Renzi
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Sulla porta dell'appartamento di vicolo del Babuino dove è stata uccisa dal compagno Francesco Carrieri, tra i fiori e i biglietti per Michela Di Pompeo, c'è una lettera dei suoi studenti. È scritta con una grafia tonda, sicuramente di una giovanissima donna, è firmata semplicemente ‘la classe'. Racconta di un insegnante premurosa e appassionata, che voleva bene ai suoi alunni e al suo mestiere, venendo ampiamente contraccambiata.

Di una donna che non andava solo in classe a fare la sua lezione, ma che parlava con i suoi ragazzi, anche della violenza sulle donne, di sessismo e femminicidio; rimbrottando i ragazzi per battute e atteggiamenti, invogliando le sue giovani studentesse a pretendere parità e rispetto. Anche per questo per questi studenti, la morte della loro insegnante, appare tanto dolorosa.

Signora Di Pompeo,

ancora non riusciamo a credere. Domai, quando andremo a scuola, vorremmo avere lei in prima e secondo ora, vorremmo che fosse tutto come al solito ma so che non sarà così.

Domani la scuola, vestita di nero, piangerà una delle migliori insegnanti della scuola se non la migliore.

Ha sempre creduto nella nostra classe, è sempre stata l'unica che ha provato fino alla fine a farci cambiare. E sicuramente ci è riuscita. Ogni volta ci parlava del rispetto per le femmine, della parità dei sessi, dei casi delle persone folli che uccidono le mogli per gelosia. E come ha avuto fine la sua vita oggi? Proprio in questo modo.

Sembra una barzelletta, se non avessimo letto l'articolo sul giornale e non avessimo guardato il telegiornale che parlava di lei, non ci avremmo ma creduto. Ora tutto ci è chiaro, c'era un motivo se rimproverava i ragazzi quando facevano battute squallide sulle ragazze; lei la mattina ci parlava degli uomini pazzi che maltrattavano le compagne e il pomeriggio viveva la situazione. È veramente una "donna con le palle", ci perdonerà il francesismo.

Quando abbiamo letto "Michela Di Pompe, 47 anni, insegnate di italiano ad una scuola straniera di Roma, distesa in un letto di sangue con il cranio fracassato, non ci siamo più sentite le gambe. È tutto un grande incubo.

Parliamo a nome della classe, lei è la migliore insegnante che abbiamo avuto in questi anni. Siamo tutti sicuri che ha lasciato una grande impronta in tutti noi.

Ora è libera, speriamo e sentiamo che in un modo o nell'altro leggerà queste parole.

Addio.

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