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Omicidio Marco Vannini

Omicidio Marco Vannini, anche la difesa presenta ricorso in Cassazione: “Troppi 5 anni per Ciontoli”

Gli avvocati difensori della famiglia Ciontoli, Andrea Miroli e Pietro Messina, hanno presentato un ricorso alla Corte di Cassazione per chiedere l’annullamento della sentenza di secondo grado del processo per l’omicidio di Marco Vannini. Antonio Ciontoli è stato condannato a 5 anni per omicidio colposo. La moglie, la figlia e il figlio sono stati condannati a tre anni per lo stesso capo d’accusa.
A cura di Enrico Tata
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Non solo l'accusa, ma anche la difesa ha presentato un ricorso alla Corte di Cassazione in merito alla sentenza d'appello sull'omicidio di Marco Vannini. Se scontata sembrava l'intenzione degli avvocati difensori della famiglia Ciontoli, Andrea Miroli e Pietro Messina, di chiedere un nuovo processo per Maria Pezzillo, Martina Ciontoli e Federico Ciontoli, la decisione di fare ricorso anche per la sentenza comminata ad Antonio Ciontoli è un fatto nuovo e una decisione che ha mandato su tutte le furie la famiglia di Vannini. Il papà di Marco, sentito dal Messaggero, ha dichiarato: "È una vergogna, pensavamo che gli avvocati si appellassero alla Cassazione per i tre familiari, ma non per Antonio Ciontoli. Non sappiamo più cosa dire, davvero". In primo grado Ciontoli è stato condannato per omicidio volontario, che è diventato colposo nella sentenza di secondo grado. Confermata anche in appello la condanna a tre anni per omicidio colposo per la moglie di Ciontoli e i due figli.

Gli avvocati dei Ciontoli fanno ricorso in Cassazione

Per gli avvocati Miroli e Messina si tratta di "una sentenza fortemente viziata, per cui confidiamo sull'annullamento della sentenza d'appello". Una richiesta uguale, ma opposta nelle motivazioni, è stata presentata dai pm della procura di Roma. Per loro tutta la famiglia Ciontoli merita una condanna per omicidio volontario. Secondo gli inquirenti i Ciontoli avrebbero messo in atto una condotta "omissiva e menzognera" che avrebbe provocato la morte di Marco Vannini. "Seppure nell'imminenza dello sparo, le caratteristiche e le peculiarità della ferita potevano dimostrarsi ingannevoli, immediatamente dopo, si sono rivelate serie, poi critiche, infine gravi. La necessità di apprestare rapidi soccorsi si palesava in tutta la sua drammaticità, apparendo, via via, sempre più probabile la realizzazione dell'evento più tragico, come dimostrato dall'evidente peggioramento delle condizioni di salute del Vannini e dalle sue  grida di dolore", si legge nelle motivazioni del ricorso. Tradotto: Ciontoli e i suoi familiari erano a conoscenza della gravità dei fatti, ma non hanno fatto nulla per salvare Marco. La sentenza d'appello, invece, punta sul ferimento di Vannini, un atto che fin da subito è stato considerato da tutti di tipo "colposo": "Antonio Ciontoli esplose colposamente un colpo di pistola che attinse Marco Vannini e ha consapevolmente e reiteratamente evitato l’attivazione di immediati soccorsi per evitare conseguenze dannose in ambito lavorativo", si legge nella sentenza di secondo grado. Volontaria, secondo i pm, è stata però la condotta successiva allo sparo, una condotta che ha provocato la morte del 20enne.

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