Omicidio Luca Sacchi, parla il padre: “Era un ragazzo splendido ma si fidava troppo degli altri”
"Mio figlio era un ragazzo stupendo, sempre col sorriso, pronto allo scherzo. Aveva tanta voglia di vivere, una grande passione per lo sport e per le moto. Si fidava di tutti, forse troppo". Queste sono le parole dette in conferenza stampa dal padre di Luca Sacchi, il ragazzo ucciso la sera di mercoledì 23 ottobre in via Franco Bartolati, davanti il John Cabot Pub. E su Anastasiya, lui e i suoi legali chiariscono: "Non è vero come hanno scritto alcuni giornali che abbiamo detto che difenderla sarebbe immorale. Non la difendiamo solo per chiara incompatibilità processuale e perché non si è rivolta a noi. Ribadiamo che lei finora è parte lesa, non indagata". "Spero che Anastasiya abbia detto la verità su quella sera, Luca la amava e io la amo come una figlia – continua con la voce rotta il padre di Luca – Altrimenti a dolore si aggiunge altro dolore". Mentre gli avvocati chiariscono che "nel caso emergesse qualcosa di certo tra le carte che attesti che Anastasiya abbia detto il falso, prenderemo posizione".
Gli amici di Luca Sacchi e quel Giovanni che il padre non conosceva
"Luca non aveva molti amici, quelli che ho conosciuto erano tutti bravi ragazzi", continua il padre. Nell'ordinanza che decreta la custodia cautelare in carcere di Paolo Pirino e Valerio Del Grosso, firmata dal gip di Roma Corrado Cappiello, si legge il nome di un amico di Luca, Giovanni. Il ragazzo avrebbe alcuni precedenti penali e potrebbe aver avuto contatti con i due pusher che hanno ucciso il personal trainer. "Era un compagno di classe di Luca, ma si erano persi dopo la scuola – ha spiegato il padre – So che si erano incontrati di nuovo sei mesi fa e avevano iniziato a uscire insieme. Ma a casa non è mai venuto, non lo conosco".
"Chiedo giustizia per mio figlio, spero in una condanna"
Una cosa hanno voluto ribadire gli avvocati e il padre di Luca: dall'esame tossicologico è risultato che il 25enne non faceva uso di droga. "Abbiamo donato gli organi perché Luca era un altruista e abbiamo deciso di fare del bene anche dopo la sua morte. I medici hanno donato tutto tranne il cuore, perché aveva il cuore di un atleta e non andava bene". Poche parole per i due ragazzi in carcere accusati dell'omicidio del figlio, ma solo una richiesta: che venga fatta giustizia. "Siamo le vittime qui, nessuno ci darà Luca indietro – ha concluso il padre prima di lasciare la conferenza stampa – Spero che quei due soggetti siano condannati, forse quello mi darà un po' di pace. A me, mia moglie e a mio figlio, che ha visto il fratello per terra con il sangue che gli usciva dalla testa e non riesce a riprendersi".