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Omicidio di Emanuele Morganti: chiesto l’ergastolo per Michel Fortuna e altre tre condanne

Ergastolo per Michel Fortuna e altre tre condanne per chi ha partecipato al pestaggio. Sono le pene richieste dai pm per i responsabili dell’omicidio di Emanuele Morganti, il 20enne ucciso di botte all’uscita della discoteca Mirò Music Club di Alatri, Frosinone. Il prossimo 23 luglio la sentenza della Corte D’Appello.
A cura di Alessia Rabbai
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Emanuele Morganti
Emanuele Morganti

Per l'omicidio di Emanuele Morganti i pubblici ministeri Giuseppe De Falco e Vittorio Misiti hanno chiesto ai giudici della Corte d'Appello di riconoscere la pena dell'ergastolo nei confronti di Michel Fortuna. Il 24enne di Frosinone è ritenuto responsabile, come emerso in sede processuale, di aver ucciso materialmente il ventenne originario di Alatri, massacrandolo di botte all'esterno della discoteca Mirò Music Club della città ciociara la notte tra il 25 e il 26 marzo del 2017. Ma non è l'unica pena richiesta dai pm che hanno sollecitato i giudici altre tre condanne per le persone coinvolte nel pestaggio: si tratta di Mario Castagnacci, nei confronti del quale sono stati chiesti 28 anni di reclusione, 24 per suo padre Franco Castagnacci, mentre per Paolo Palmisani la richiesta di condanna è di 26 anni di carcere. Per tutti e quattro l'accusa è di omicidio volontario. La sentenza della Corte d'Assise d'Appello è in programma per il prossimo martedì 23 luglio.

Emanuele Morganti massacrato di botte, ucciso fuori a una discoteca

Emanuele Morganti fu ucciso di botte fuori dal Mirò Music Club, una nota e frequentata discoteca di Alatri, dove quella sera si era recato per trascorrere la notte insieme alla fidanzata e ai suoi amici. I buttafuori lo hanno trascinato fuori dal locale e là, nella piazza del paese ciociaro, è stato circondato e assalito da un gruppo di persone, che si sono scagliate selvaggiamente contro di lui. Per l’omicidio del ragazzo sono già in carcere un buttafuori, il figlio di Franco Castagnacci, Mario, e il fratello Paolo Palmisani, entrambi ragazzi di Alatri, mentre restano indagati a piede libero gli altri quattro addetti alla sicurezza del Mirò.

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