Nozze gay, chiesta l’archiviazione per Marino. E il 21 maggio ‘wedding day’ in Campidoglio
La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione per la Ignazio Marino, indagato per abuso d'ufficio e per inosservanza di un provvedimento dell'autorità, dopo che si era rifiutato di cancellare l'iscrizione nei registri dell'anagrafe dei matrimoni omosessuali celebrati all'estero, così come gli era stato intimato dall'ex prefetto Giuseppe Pecoraro. Per il pm Roberto Felici, che aveva aperto il fascicolo a carico del sindaco all'indomani di alcuni esposti arrivati in procura dopo la trascrizione di 16 matrimoni gay avvenuta lo scorso 18 ottobre, il reato di abuso di ufficio non sussiste dato che il sindaco non cancellando l'atto amministrativo non avrebbe procurato "né vantaggi né danni". Inoltre quello di Pecoraro non può essere considera come un ordine ma come un invito, essendo la cancellazione delle trascrizioni materia da tribunale, per cui la scelta di Marino di non dare seguito alla richiesta del prefetto non può avere nessuna rilevanza penale.
Incassato il successo Marino e la sua giunta si preparano al 21 maggio, quando in Campidoglio si terrà il ‘wedding day'. Più di 20 coppie omosessuali trascriveranno il loro matrimonio nel registro comunale. Con loro ci saranno di nuovo assessori, consiglieri e il sindaco Marino. "Abbiamo molte richieste per il registro – ha spiegato l'assessore alle Pari Opportunità della Capitale Alessandra Cattoi -. Per il 21 maggio a un certo punto abbiamo dovuto mettere un limite. Sappiamo già che alcune delle coppie che hanno visto trascritto il loro matrimonio contratto all'estero qui a Roma verranno ad iscriversi anche al registro delle unioni civili, proprio perché in Italia il matrimonio non é riconosciuto. Il 21 maggio sarà un giorno bellissimo, come è stato quello delle prime trascrizioni dei matrimoni contratti all'estero, ma noi vorremmo che si arrivasse a non dover organizzare più queste manifestazioni. A livello politico, infatti, penso che la cosa migliore che potrà accadere è che la fruizione dei diritti sia la normalità, non l'eccezione".