Nettuno, Nicolò affoga nello stagno in giardino: “Voleva prendere i pesci con il retino”
Non si danno pace i genitori di Nicolò Perniconi, il bambino di due anni affogato nello stagno del giardino di casa dei nonni a Nettuno nella mattina di ieri, sabato 8 giugno. Il piccolo si trovava con la mamma e la nonna a giocare all'aria aperta nella prima vera giornata di caldo della stagione. Le due donne lo perdono una manciata di secondi di vista e il bambino cade nello specchio d'acqua, trasformando una mattinata di svago in famiglia in una tragedia. "Voleva prendere i pesci", è la spiegazione che si danno. IN acqua accanto a lui il retino che gli avevano regalato per giocare.
Il piccolo si sarebbe sporto troppo, perdendo l'equilibrio. Quando si accorgono che Nicolò è riverso in acqua chiamano i soccorsi, ma purtroppo non ci sta più niente da fare e ogni tentativo di rianimazione è inutile. Ora tutta la famiglia è chiusa nel dolore, mentre per tutta la giornata di ieri gli uomini della scientifica del commissariato di Anzio sono stati a lavoro assieme al medico legale nel giardino del villino che sorge in una zona isolata, in località Tre Cancelli alla periferia di Nettuno.
"Facevamo sempre attenzione a non lasciarlo solo – è il racconto di Gianluca Perniconi raccolte dal Messaggero – La piscina che è sul retro del villino è ancora vuota e inaccessibile, mentre il piccolo stagno non ha ci dato mai grande preoccupazione anche se controllavamo sempre Nicolò quando si avvicinava per vedere i pesci; metteva le manine in acqua voleva toccarli. Tanto è vero che gli avevamo anche comperato il retino e faceva il piccolo pescatore". Secondo quanto ricostruito finora il bambino sarebbe riuscito a spostare le sedie messe per impedire che si avvicinasse da solo allo specchio d'acqua. Una precauzione non sufficiente per impedire che cadesse in acqua. Ora la posizione della mamma e della nonna è al vaglio degli inquirenti che dovranno valutare se si configuri il reato di omesso controllo di minore.