Nessuna traccia di Carlo, morto nel lago di Castel Gandolfo: gli ultimi momenti di vita del giovane
Continuano le ricerche del corpo di Carlo Paolo Bracco, il 33enne che lunedì scorso è annegato nel lago di Castel Gandolfo. I sommozzatori dei Vigili del fuoco lavorano senza sosta per cercare di recuperare la salma e restituirla alla famiglia che, appreso del tragico incidente, è giunta a Roma dalla Sicilia per seguire le operazioni. Trovare un corpo in un lago non è purtroppo semplice: a differenza dei mari e dei fiumi, che tendono a portare i cadaveri a riva per le correnti, i laghi li custodiscono nelle profondità. Che possono arrivare anche a 100 metri. I sommozzatori non riescono ad arrivare così in fondo, così come alcuni robot: servono mezzi specifici per fondali così distanti, e spesso ci vuole del tempo per individuare i corpi. Solo l'anno scorso uno studente è annegato sempre nel lago di Castel Gandolfo: per recuperare la salma ci sono voluti ben 17 giorni.
Gli ultimi momenti di vita di Carlo, annegato nel lago di Castel Gandolfo
Ancora non è chiaro se Carlo abbia avuto un malore o se si sia addormentato sul materassino sul quale si stava rilassando dopo pranzo. Quello che si sa per certo è che il 33enne, siciliano ma residente a Roma da diverso tempo, si stava divertendo con il fratello e la fidanzata in un lunedì che doveva essere di relax e spensieratezza. E, dopo aver mangiato un panino, ha deciso di sdraiarsi sul materassino e farsi cullare dalle acque del lago. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il fratello lo ha visto allontanarsi molto: il materassino, infatti, si è ribaltato a 150 metri dalla riva. Ma il ragazzo non si è preoccupato: non aveva pensato che potesse accadere l'irreparabile. E invece Carlo si è ribaltato: alcuni testimoni presenti sulla scena, che passavano di lì con un pedalò, lo hanno visto sbracciarsi per chiedere aiuto e scomparire poi tra i flutti. Il 33enne, infatti, sapeva stare a galla ma non era un gran nuotatore: e, forse, è stato trascinato sul fondo da uno di quei mulinelli che ogni tanto si formano nei laghi e che troppo spesso non lasciano scampo.