Morto a 35 anni per coronavirus: l’autopsia sulla salma di Emanuele Renzi
Si è svolta oggi presso l’Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani l'autopsia sulla salma di Emanuele Renzi, il trentacinquenne di Cave morto dopo aver contratto il coronavirus. A comunicarlo l'unità di crisi della Regione Lazio in una nota. Ora si attendono i risultati, per far luce sul decesso dell'uomo che, secondo quanto ricostruito e raccontato dal padre a Il Corriere della Sera, "era sano, faceva sport e non fumava". Una vittima giovane, la più giovane finora registrata nel Lazio, e, almeno all'apparenza, per quanto se ne sa ora, senza patologie. Emanuele è deceduto nella notte di domenica 22 marzo, in un letto dell'ospedale di Tor Vergata, dopo il ricovero in terapia intensiva e una grave crisi respiratoria che non gli ha purtroppo lasciato scampo. La direttrice di Youtility ha fatto sapere che la società ha adottato le misure necessarie e che sono stati individuati i possibili contatti stretti, avvisati e posti in isolamento. La Asl ha comunque richiesto tutti gli elenchi degli isolati per contattarli e verificare il loro stato di salute.
Gli ultimi giorni di Emanuele
L’analisi epidemiologica conferma che Emanuele dal 6 all’8 marzo era in viaggio a Barcellona, in compagnia di amici che si trovano in isolamento presso le proprie abitazioni, in attesa che si manifestino eventuali sintomi della malattia. Ricostruendo i suoi spostamenti successivi al rientro in Italia è emerso che il 9 marzo Emanuele è tornato al lavoro, presso il call center, il giorno dopo sono comparse le prime avvisaglie ed è rimasto in isolamento a casa. Mercoledì ha iniziato a sentirsi poco bene e le sue condizioni sono progressivamente peggiorate, tanto che il lunedì successivo, il 16 marzo, dopo aver consultato il proprio medico di base, è stato soccorso in ambulanza dal peersonale sanitario del 118 e ricoverato in terapia intensiva, poi il decesso.