Morte di Umberto Ranieri, l’ex-fidanzato a Fanpage: “La pista omofoba non è da escludere”
"Mi viene da piangere, era una persona spontanea in un paese arretrato come il nostro". Fabio Giuffrè, l'ex fidanzato dell'artista Umberto Ranieri, racconta a Fanpage.it la sua disperazione per l'omicidio dell'ex compagno. Con Umberto Ranieri, il pittore di 53 anni ucciso da un pugno a largo Preneste e conosciuto anche come Nniet Brovdi, era stato anche il suo convivente, tra il 2005 ed il 2006, e Giuffrè ancora oggi lo ricorda con affetto, come una persona "spontanea", che non faceva mistero della sua omosessualità, che viveva in modo molto sereno.
"Mi viene da piangere, devo essere sincero, nonostante siano passati tredici anni (dalla loro relazione, ndr)", ha raccontato l'ex-compagno di Umberto Ranieri a Fanpage.it, "posso descriverlo come una persona spontanea, come ogni artista, una persona assolutamente aperta. La pista omofobica non è da escludere affatto, perché Nniet era una persona spontanea e sincera, non aveva alcuna paura di nascondere la sua omosessualità e la dichiarava tranquillamente a chiunque per strada. Se poi c'era qualcuno che magari gli piaceva", ha spiegato ancora Giuffrè, "glielo faceva capire con complimenti eleganti. E magari, ipotizzo, ci potrebbe essere stato qualche ragazzo in quel gruppo che gli piaceva e lui gli avrà detto in maniera molto simpatica "lo sai che sei carino?", ecco una cosa di questa genere. E questo, considerando il paese arretrato in cui viviamo, ha portato a questa reazione esagerata".
Quel precedente del 2006 ed il consiglio: "Vattene in Spagna"
Sebbene al momento non ci sarebbero indizi che facciano pensare ad una pista dell'omofobia, il pittore era stato già aggredito nel 2006 per questo motivo, come aveva spiegato Fabrizio Marrazzo, presidente del Gay Center di Roma. Ranieri aveva riportato "lesioni e lividi al viso", presentando poi una denuncia alle forze dell'ordine di Tor Pignattara. "Io gli dicevo di stare attento e lo mettevo in guardia", ha aggiunto ancora Fabio Giuffrè, "io sono bilingue italo-spagnolo e spesso sono in Spagna, dove ho amici e parenti, e gli dicevo di stare attento perché in Spagna queste cose sono normale amministrazione, si possono anche conoscere persone in strada senza alcun problema, l'Italia è sicuramente più indietro in questo senso. Sicuramente una persona che in un posto come l'Italia non doveva nascere, gli avevo detto "lascia l'Italia, vattene via, vattene in Spagna", lui invece è voluto rimanere in questo maledetto paese che alla fine l'ha assassinato".
"Largo Preneste non è una piazza isolata", ha infine spiegato Giuffrè, "anzi, è una piazza molto frequentata e immagino che qualcuno abbia visto con chi era Nniet in quella maledetta domenica, pertanto lancio un appello affinché venga abbattuto il muro dell'omertà e affinché si testimoni e affinché gli assassini di quest'artista vadano come meritano in prigione", ha concluso quindi Giuffrè, che chiede giustizia per il suo ex-compagno, ucciso con un pugno a cinquantatré anni nel cuore di Roma.