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Il caso Maria Sestina Arcuri

Morte di Sestina Arcuri, il fidanzato in carcere per omicidio: “Fu lei a spingermi per le scale”

Andrea Landolfi in un’intervista rilasciata a ‘Quarto Grado’ ha ribadito la sua innocenza e di voler combattere per dimostrarla nel processo che lo vede accusato di omicidio volontario per la morte dell’ex fidanzata Maria Sestina Arcuri. Il 30enne romano, ora in carcere, ha raccontato la sua versione dei fatti.
A cura di Alessia Rabbai
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"Fu lei a spingermi per le scale" sono le parole di Andrea Landolfi, il 30enne romano accusato di omicidio volontario per aver ucciso l'ex fidanzata Maria Sestina Arcuri. Il ragazzo in un'intervista rilasciata alla trasmissione televisiva ‘Quarto Grado' in onda su Rete Quattro, si è dichiarato innocente e di voler affrontare il processo "combattendo col coltello in mezzo ai denti". Landolfi si trova dal 25 settembre nel carcere di Regina Coeli a Roma, dopo che il rigetto da parte della Cassazione del ricorso alla misura preventiva di custodia cautelare presentata dalla difesa ne ha reso di fatto eseguibile l'arresto.

La lite animata al pub

Il 30enne è ritenuto responsabile di aver provocato la morte della 26enne di Nocara, i fatti risalgono alla notte tra il 3 e il 4 febbraio scorso, quando la coppia stava trascorrendo il weekend a casa della nonna di lui in via Papirio Serangeli a Ronciglione. Proprio nel Viterbese si è svolta l'ultima serata della vita di Sestina, iniziata in un pub dove qualcuno li ha visti litigare animatamente. "Non c'è stata nessuna discussione nel locale: Sestina si è ingelosita per un momento perché ho chiesto un tagliere e un bicchiere di vino a una cameriera, ma è finita lì” ha detto Landolfi, ricostruendo i momenti antecedenti alla tragedia.

La caduta dalle scale

Poi, parlando di cosa è accaduto dopo, al rientro a casa, il 30enne ha negato le accuse della Procura convinta che Sestina non sia rimasta semplicemente vittima di una banale caduta, ma che sia stato proprio lui a lanciarla di proposito. "Mi sono aggrappato a lei per spirito di sopravvivenza, perché voleva afferrarmi dopo la spinta affinché non cadessi, invece siamo caduti insieme" ha detto, spiegando la dinamica di ciò che ha definito "un incidente".

La testimonianza della nonna

Ma quella sera la coppia non era sola in casa, oltre al figlio piccolo di lui, che ha assistito alla scena, c'era la nonna, che i giudici del Riesame ritengono "mentire su tutta la linea" per la sua testimonianza volta a coprire il nipote che non considerano attendibile. A generare i dubbi degli inquirenti il suo comportamento la notte dell'accaduto, quando è uscita di casa per andare in ospedale: "Non ho picchiato mia nonna, l'ho semplicemente scansata con una mano, ma ha visto che Sestina stava bene. Tuttavia è andata in ospedale per farsi vedere dopo la paura che ha avuto per problemi di cuore". Raccontata la sua versione dei fatti, ora la sua preoccupazione più grande, in carcere e in attesa del processo, è che i giudici gli abbiano tolto il figlio di cinque anni.

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