Mistero del piede mozzato nel Tevere: identificata la vittima
Gabriele Di Ponto, 37 anni, un passato turbolento tra spaccio di droga, violenza negli stadi, rapine in banca ed esercizi commerciali. Appartiene a lui la gamba ritrovata nel Tevere alcuni giorni fa, ben visibili quei tatuaggi del Irriducibili della Lazio e il motto "oggi è un bel giorno per morire". Residente nel quartiere della Rustica, prima ancora domiciliato a Guidonia. Il suo nome individuato con certezza dopo aver ascoltato i familiari e avuto il responso degli esami del dna.
A riconoscere con certezza i tatuaggi sulla caviglia e il polpaccio l'ex convivente dell'uomo. E poi la testimonianza resa dalla madre della giovane a il Messaggero: "Picchiava mia figlia, poi sparì fuggendo all'estero". Ora quello che resta da chiarire è perché Gabriele Di Ponto, ormai con ragionevole certezza, sia stato ucciso, fatto a pezzi e i suoi resti gettati nel fiume. Forse alla base un vecchio regolamento di conti, filtra dagli ambienti investigativi, uno sgarro fatto e mai dimenticato.
Un curriculum da ‘bravo ragazzo' di tutto rispetto. Una vita fuori e dentro il carcere, tra gli ambienti del tifo organizzato, spesso liminali con la malavita, e una carriera da criminale di medio livello, violento e sregolato. Un profilo quello di Gabriele Di Ponto di chi si fa facilmente dei nemici pericolosi. E gli investigatori stanno passando al setaccio proprio gli ambienti criminali della Capitale, le amicizie e i soci passati di Di Ponto, per capire perché il pregiudicato si stato fatto a pezzi con una sega elettrica e fatto sparire.