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“Mio fratello Paolo, una vita tra manicomi e cliniche psichiatriche”

Carlo Gnetti, giornalista da sempre attivo in questioni che riguardano la sanità, racconta la storia di suo fratello Paolo, morto nel 2009 a 59 anni, una vita passata nei manicomi della Capitale. Un modo per raccontare la storia del fratello, per far conoscere la malattia mentale e raccontare anche la storia della sua rivoluzione grazie allo psichiatra Franco Basaglia e alla chiusura dei manicomi.
A cura di Simona Berterame
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"Il giorno in cui mi accorsi che Paolo camminava tenendo le braccia larghe, staccate dal corpo, rimasi più che altro sorpreso. Non capivo se era un nuovo gioco o qualcosa di misterioso". Carlo Gnetti oggi è un giornalista da sempre attivo su questioni che riguardano il mondo della sanità. Suo fratello maggiore Paolo, affetto da schizofrenia dalla pubertà, è morto nel 2009  all'età di 59 anni. La famiglia Gnetti di Portoferraio (isola D'Elba) ha dovuto fare i conti con l'uragano emotivo che provoca l'avere la malattia mentale in casa.

Paolo inizia la sua via crucis negli anni '60. La legge Basaglia è ancora lontana e i suoi genitori iniziano a chiedere aiuto a tanti specialisti dell'epoca per quel ragazzino ‘con quegli scatti d'ira così improvvisi'. Carlo Gnetti ha raccontato nel suo libro ‘Il bambino con le braccia larghe' tutte le tappe della malattia del fratello, in un periodo storico dove tante terapie ancora non si conoscevano e i matti finivano in manicomio. Anche Paolo nel 1968 finisce in manicomio, al Santa Maria della Pietà di Roma, quando tutta la famiglia Gnetti si era trasferita nella Capitale. All'epoca poco meno che trentenne, entra nella struttura con ‘l'articolo 4' che regolava i ricoveri volontari, dando maggiore libertà ai pazienti con famiglia di fare delle brevi uscite. E nella Capitale Paolo proverà sulla propria pelle le conseguenze della legge Basaglia e affronterà tutti i passaggi della rivoluzione dello psichiatra di Gorizia: padiglioni aperti, chiusura del manicomio, comunità terapeutica, casa-famiglia, fino alla Residenza sanitaria assistita).

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Carlo Gnetti narra con una scrittura asciutta, ma ricca di affetto e strazio, i tortuosi percorsi di cura che ha dovuto affrontare il fratello, sempre circondato dalla sua famiglia in un continuo peregrinare tra medici di ogni tipo. “Quando hai un fratello matto, riconosci qualche spicchio della tua follia nei suoi comportamenti, così come lui cerca disperatamente la sua normalità nei tuoi”

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