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Mercatone Uno chiude da un giorno all’altro: a casa anche i lavoratori del megastore di Roma

Fallisce la società che gestisce i cinquantacinque punti vendita del marchio in tutta Italia. Nessun preavviso per i dipendenti che si sono recati a lavoro trovando così le serrande abbassate. È successo anche a Roma, all’esterno del punto di vendita in via del Fosso di Tor Tre Teste. Rabbia e sconcerto tra i lavoratori.
A cura di Redazione Roma
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Hanno chiuso da un giorno all'altra tutti i negozi del marchio Mercatone Uno in Italia. La società che li gestisce, la Shernon Holding Srl, è stata dichiarata fallita dal tribunale di Milano e i circa 1800 dipendenti del gruppo sono rimasti a casa da un giorno all'altro, trovandosi davanti alle saracinesche abbassate senza nessuno che gli desse nessuna spiegazione. Che la società che gestisce i megastore di arredamento ed elettronica non navigasse in buone acque era cosa nota, tanto che il prossimo 30 maggio si sarebbe dovuto tenere un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico alla presenza della proprietà e delle rappresentanze sindacali.

Doccia fredda anche per i dipendenti di Mercatone Uno di via del Fosso di Tor Tre Teste, uno dei cinquantacinque punti vendita che questa mattina non ha alzato la serranda, l'unico punto vendita del marchio a Roma. Quando sono arrivati all'ingresso del negozio per cominciare la loro giornata di lavoro, hanno trovato semplicemente la serranda abbassata. "Da ministro del Lavoro non posso che essere preoccupato per la notizia della chiusura dei punti vendita Mercatone Uno in tutta Italia a causa del fallimento della Shernon Holding Srl", ha dichiarato Luigi Di Maio su Facebook, annunciando che il tavolo di crisi è stato anticipato al prossimo 27 maggio prossimo per capire al più presto come garantire un futuro occupazionale alle 1800 famiglie, spesso monoreddito, che si trovano con uno stipendio in meno al mese. Manifestazioni spontanee si sono tenute fuori moltissimi punti vendita, ed è certo che il prossimo lunedì folte delegazioni sindacali raggiungeranno Roma per seguire il tavolo di trattativa al ministero.

E sul fronte sindacale c'è già chi annuncia battaglia, come Francesco Iacovone responsabile nazionale dei Cobas per il comparto del commercio: "Quanto accaduto è un vero affronto alla dignità di chi si guadagna da vivere con il lavoro.  Una volta erano le fabbriche a lasciare gli ignari lavoratori fuori dai cancelli incatenati. Ora siamo passati al commercio. Quanto accaduto questa notte ci rappresenta un settore in crisi evidente e conferma che non sono certo le liberalizzazioni a tenere in piedi i consumi che sono in costante crollo verticale".»

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