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Memoriale al gerarca fascista Rodolfo Graziani: condannato a 8 mesi il sindaco di Affile

Condannato il sindaco di Affile e due assessori per il reato di apologia di fascismo, in relazione alla costruzione del memoriale al gerarca Rodolfo Graziani, fatto erigere con fondi regionali nel comune. Graziani è stato Ministro della Guerra della Repubblica di Salò, nonché responsabile della feroce repressione nelle colonie italiane in Africa.
A cura di Valerio Renzi
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Il sindaco di Affile Ercole Viri è stato condannato a 8 mesi di carcere e i due assessori della sua giunta Giampiero Frosoni e Lorenzo Peperoni entrambi a 6 mesi, per il reato di apologia di fascismo. Il Tribunale di Tivoli ha deciso per condanne ben più lievi di quelle chieste dal pm: due anni di reclusione per il primo cittadino della comune in provincia di Roma, e un anno e 7 mesi per i membri della sua amministrazione.

Il processo riguarda il memoriale al gerarca fascista Rodolfo Graziani, realizzato quattro anni fa proprio dall'amministrazione comunale per il suo concittadino che ebbe ruoli di primo piano nel regime di Mussolini. In particolare il ‘Maresciallo d'Italia' e Viceré di Etiopia è stato responsabile della violenta repressione delle popolazioni che si opponevano al colonialismo italiano, compreso l'utilizzo massiccio di gas tossici come arma da guerra. Una pagina con cui il nostro paese non ha mai fatto fino in fondo i conti, tramando il mito degli "italiani brava gente".

Graziani, nato nel frusinate e spentosi nel 1955 proprio ad Affile senza mai essere giudicato per i crimini di guerra di cui era accusato, fu anche Ministro della Guerra della Repubblica di Salò. Il memoriale a lui dedicato, dove spicca un tricolore e la scritta ‘patria e onore', è stato così giudicato un vero e proprio insulto ai valori dell'Italia repubblicana e democratica, tanto che i comuni vittime della stragi nazifasciste, Sant'Anna di Stazzema e Marzabotto, si sono costituiti parte civile assieme all'Anpi. I fondi per la realizzazione del monumento (180mila euro), sono stati stanziati dalla Regione Lazio al tempo di Renata Polverini e poi ritirati da Nicola Zingaretti una volta arrivato alla Pisana.

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