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Marra promuove il fratello dirigente comunale: l’atto potrebbe essere illegittimo

Raffaele Marra, il fedelissimo della sindaca Raggi, di nuovo al centro della tensione all’interno del M5s, questa volta per la promozione del fratello Renato al dipartimento al Turismo.
A cura di Valerio Renzi
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Raffaele Marra torna al centro della polemica politica. Il fedelissimo di Virginia Raggi –  inviso a una parte del M5s fuori e dentro il Campidoglio – non solo è rimasto al suo posto a capo del personale capitolino, ma ha anche promosso il fratello Renato, in forze alla Polizia Locale, nominandolo dirigente nel dipartimento al Turismo. Una nomina che avrebbe fatto infuriare una parte consistente dei consiglieri pentastellati. A dare voce ai malpancisti ancora una volta la senatrice Roberta Lombardi, che da mesi non lesina critiche e bordate contro la gestione Raggi. "È una nomina inopportuna e arrogante", ha detto a il Messaggero.

Una nomina quella del fratello di Marra che per molti potrebbe essere illegittima: secondo il regolamento non è permesso a un dirigente di promuovere o trasferire un familiare. Un'accusa a cui Renato Marra ha risposto chiarendo come la sua nomina sia stata effettuata direttamente dalla sindaca. "Il dipendente si astiene dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado", così recita l'articolo 7 del codice di comportamento dei dipendenti pubblici del 2013.

In realtà tutto il balletto di nomine e rotazioni approvato la scorsa settimana da Raggi potrebbe essere messo in discussione: il sindacato Dircom, sigla che rappresenta i dirigenti della pubblica amministrazione, ha annunciato che farà ricorso al tribunale del Lavoro. Proprio di Dircom è presidente Silvana Sari, rimossa dal suo incarico di dirigente al Commercio, dove stava preparando l'applicazione della tanto discussa direttiva Bolkestein al commercio ambulante e su suolo pubblico. Trasferita al Centro Carni, secondo Dircom si tratterebbe di una scelta illegittima e dettata da ragioni politiche e non di merito.

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