Marion Le Pen a Roma benedice l’abbraccio tra la destra identitaria e la Lega di Salvini
Marion Le Pen, classe 1989, l'enfant prodige del Front National, è sbarcata oggi nella capitale. Ad accoglierla Noi con Salvini Roma e 1000 Patrie, lo spin-off politico del think tank della destra milanese il Talebano. Una sala piena per ascoltare la nipote di Marine Le Pen, più vicina al vecchio capostipite del movimento, il nonno Jean Marie, espulso proprio dalla zia. Cattolica e tradizionalista, infiamma gli animi della destra più intransigente meglio di Marine. È con la sua benedizione che si tiene a battesimo lo sposalizio tra la destra romana, salita sul carro di Matteo Salvini, e la Lega.
Ad aprire il convegno Fabio Sabbatani Schiuma, leader dell'anima della destra sociale di Noi con Salvini a Roma, un curriculum di tutto rispetto dall'Msi ad An e poi al Pdl, fino alla fondazione del movimento Riva Destra. Sabbatani Schiuma ribadisce le ragioni delle vicinanza con il Front National: "no all'Europa di Bruxelles"; "contro l'immigrazione a Roma come a Parigi"; "basta con la mondializzazione che omologa le culture dei popoli europei"; "contro Schengen". Subito dopo Gian Marco Centinaio, presidente della Lega al Senato, lombardo che ha preso la presidenza di Noi Con Salvini a Roma e nel Lazio che si getta nella mischia politica: "Purtroppo devo andare via perché ho una riunione tra le più importanti – spiega – perché a Roma non siamo venuti a fare i turisti ma vogliamo vincere. A chi ci dice che Noi con Salvini a Roma vale l'1,4%, diciamo che i conti si fanno alla fine, il nostro obiettivo è prendere un voto in più di chi ci ha sfidato". Il riferimento ovviamente è a Silvio Berlusconi e a Guido Bertolaso, che il Carroccio non ha nessuna intenzione di appoggiare spingendo per la discesa in campo, sempre più vicina di Giorgia Meloni.
Tra gli organizzatori Fabrizio Fratus, vecchio esponente della destra neofascista milanese, autore del libro Fascisti su Milano, già dirigente di Fiamma Tricolore e ora esponente de il Talebano, circolo della destra milanese che si è dato come compito quello di influenzare il percorso della Lega e di Matteo Salvini. Fratus è famoso soprattutto per le sue posizioni anti-darwiniste e creazioniste. Fratus spiega perché Matteo Salvini è il nuovo punto di riferimento degli orfani della destra: "Dobbiamo raccogliere tutte le anime disperse, metterle insieme perché con Salvini possiamo vincere". A presentare sul palco l'intervento della Marion, la pasionaria della destra romana Barbara Saltamartini, anche lei dall'Msi a Salvini, passando per An e il Pdl, ma anche per l'Ncd dell'odiato Alfano. Saltamartini si rivolge direttamente alla giovane leader francese: "Le donne in politica servono perché siamo molto testarde, se vogliamo siamo dei carri armati". E il riferimento ovviamente è ancora una volta a Giorgia Meloni e un'altra stoccata tocca a Silvio Berlusconi e al suo candidato a Roma Guido Bertolaso.
"Considero europea ogni terra che è stata romanizzata e cristianizzata, influenzata dalla cultura greca", spiega Marion, iniziando il suo discorso in italiano. Parla di "amnesia storica dei nostri popoli", che avrebbero perso l'identità "ma noi non vogliamo diventare una terra dell'Islam, soprattutto dell'Islam radicale". "La Lega di governo del Nord Italia – spiega – è stato un modello per me che ho condotto la campagna elettorale nel sud della Francia: ‘Vedete, se vinciamo sapremo amministrare come loro'". Buon governo e slogan radicali coniugati insieme: proprio come la Lega Nord, ripete più di una volta strappando gli applausi della sala: "Oggi la Lega e il Front National sono i pilastri di un'alleanza continentale che delinea un progetto di Europa delle nazioni".
Ed ecco ancora gli attacchi contro la globalizzazione, quel mondo fatto di "quasi cittadini senza radici" ma pieno di "immigrati". La tanto avversata "mondializzazione" che vorrebbe trasformare il mondo in uno mix di culture e tradizioni. "Dopo gli stupri di Colonia e i fatti di Parigi è ormai chiaro che gli immigrati non sono poveri rifugiati che scappano dai loro paesi", uno dei passaggi più applauditi, seguito dalle accuse alle "politiche irresponsabili di Angela Merkel in materia di immigrazione". La sala si spella le mani anche quando Marion si scaglia contro la teoria del gender: "Combattiamo contro le teorie Lgbtq, contro chi detta riforme volute da lobby di minoranze per distruggere la base della nostra società tradizionale e la famiglia". E poi la chiosa finale ad effetto: "La nostra Europa non c'entra niente con la loro. La nostra Europa è fatta da eroi, santi e inventori. La loro esiste da sessant'anni, la nostra da migliaia".
Sul palco trova spazio anche Ugo Gaudenzi: "Il Front National è la punta di diamante per restituire a tutti la sovranità nazionale, contro chi ci condiziona con il mondialismo e il globalismo. In questo momento quello che è importante è il programma di Marion Le Pen che dice no alla Nato, no al mondialismo di Washington e che vuole mettere la Russia all'angolo". Gaudenzi, direttore di Rinascita, vecchio leader nel movimento così detto "nazi maoista" Lotta di Popolo, è il punto di riferimento di quel mondo di estrema destra che ha mischiato i suoi slogan con quelli della sinistra antimperialista.
Nel suo viaggio Marion ha deciso di farsi accompagnare da un neoeletto del Front National nel sud della Francia, dove la giovane Le Pen ha condotto la sua battaglia perdendo al ballottaggio contro il candidato di Sarkozy, grazie al ritiro dei socialisti. Si chiama Philippe Vardon, un gigante rasato portavoce del movimento Nissa Rebelda, formazione di estrema destra e identitaria, già vicina alla Lega Nord e in particolare a Mario Borghezio, fino a poco tempo fa lontano del Front National proprio per le sue rivendicazioni regionalista. "Padroni a casa nostra", scandisce Vardon in italiano "a partire da questo slogan semplice e comprensibile da tutti ci siamo da sempre sentiti vicini alla Lega". Vardon, come tanti giovani dirigenti dell'estrema destra, non ha saputo resistere ai richiami e al fascino della giovane Marion che gli ha traghettati dentro le istituzioni.