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Marino attacca Renzi: “Voleva Roma sotto il suo controllo e se l’è presa”

Con un lungo post su Facebook l’ex sindaco della Capitale prosegue lo scontro ormai a tutto campo con il premier Renzi, descritto come “bulimico” di potere: “Non si rende conto, o forse non gli interessa, che insultando me insulta le centinaia di migliaia di cittadini che mi hanno scelto come sindaco prima alle primarie, poi al primo turno ed infine al ballottaggio”.
A cura di Valerio Renzi
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Dopo averlo indicato come il "mandante" delle 26 coltellate ricevute dai consiglieri che, dimettendosi, hanno portato allo scioglimento del consiglio comunale di Roma, Ignazio Marino torna ad attaccare a viso aperto il premier Matteo Renzi: "Il Presidente del Consiglio potrebbe e dovrebbe esercitare maggiore rispetto. Continua a dire "basta polemiche", ma poi insiste negli insulti e nelle provocazioni. Non si rende conto, o forse non gli interessa, che insultando me insulta le centinaia di migliaia di cittadini che mi hanno scelto come sindaco prima alle primarie, poi al primo turno ed infine al ballottaggio. Ignora le numerose manifestazioni di sostegno che in migliaia mi stanno dedicando. È del tutto evidente che Renzi mi attacca e offende sul piano personale per coprire con la "damnatio memoriae" una spregiudicata operazione di killeraggio che ha fatto esultare i tanti i potentati che vogliono rimettere le mani sulla città".

Marino a testa bassa: "Renzi pericolosa bulimia di potere"

Ma non gli basta e l'ormai ex sindaco della capitale su Facebook accusa Renzi di volere "Roma sotto il suo diretto controllo" e di non aver esitato a prendersela "utilizzando il suo doppio ruolo: come segretario del partito ha voluto che i 19 consiglieri del PD si dimettessero, come Presidente del Consiglio ha sostituito il sindaco, legittimamente eletto, con un prefetto, certamente persona degnissima, che farà capo come dice la legge allo stesso Presidente del Consiglio". Sintomi per il chirurgo prestato alla politica di una "pericolosa bulimia da potere, che elimina gli anticorpi democratici. Il messaggio è chiaro: chi non si allinea, chi non ripete a pappagallo i suoi slogan viene allontanato o addirittura bandito".

L'attacco di Marino è la risposta alle parole pesanti pronunciate ieri del premier, che aveva rimandato al mittente le accuse di aver aver agito con una prassi antidemocratica: “Quando la maggioranza dei consiglieri dice basta non si chiama congiura: si chiama democrazia. Chi fallisce la prova dell'amministrazione si rifugia nella cerimonia di addio, vibrante denuncia di un presunto complotto, con tono finto nobile e vero patetico”.

Show dell'ex sindaco in diretta tv

Dopo l'affondo del pomeriggio via social network, in serata Ignazio Marino è tornato a parlare delle circostanze che hanno portato alle sue dimissioni ospite della trasmissione DiMartedì su La7 condotta da Giovanni Floris. E sulla possibilità di candidarsi ad eventuale primarie del centrosinistra Marino non ha detto di no: "Sto riflettendo. Ad esempio bisogna comprendere quale sarà il passaggio per la candidatura che indicherà Matteo Renzi, perchè se ci sarà un passaggio democratico attraverso le primarie io probabilmente valuterò una possibilità del genere". "Se il passaggio invece è che lo decidiamo a Palazzo Chigi chi è il nome è chiaro che non credo che il nome sarò io – ha aggiunto Marino -. Rifletterò. Potrei vincerle? È molto probabile, ma per vincere bisogna partecipare".

Marino è tornato poi a ribadire che il problema non è lo scontro tra lui e il premier e segretario del Pd, ma le modalità con cui è stato cacciato dal Campidoglio, senza la possibilità di discutere in aula: "Non è una questione per dire ‘sono più importante io o un altrò. È una questione di regole, di procedura e di rispetto del popolo. E non lo dice Ignazio Marino ma il più bel documento che abbiamo nel nostro Paese che è la Costituzione. All'articolo 1 dice: la sovranità appartiene al popolo".

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