“Marco Prato aveva già tentato il suicidio altre tre volte”
Marco Prato aveva già provato a togliersi la vita. Almeno tre volte. A sostenerlo è la criminologa Flaminia Bolzan, consulente tecnica della procura di Roma. Il primo tentativo risale al 2011: Prato torna in Italia da Parigi al termine di una relazione sentimentale e prova a suicidarsi. Fa lo stesso qualche mese dopo e a marzo dello scorso anno, qualche ora dopo l'omicidio di Luca Varani, quando viene ritrovato in un albergo in zona piazza Bologna a Roma. Secondo Bolzan, che ne ha ricostruito il profilo psicologico, il ragazzo era "dichiaratamente e ostentatamente omosessuale, le sue amicizie di vecchia data sono costituite prevalentemente da donne. Fumatore, assumeva regolarmente alcool e cocaina, gli è stata sospesa due volte la patente per guida in stato di ebrezza, utilizzava un toupet per nascondere un principio di calvizie; nei giorni trascorsi a casa di Foffo aveva indossato abiti femminili, scarpe con il tacco e una parrucca da donna di colore acceso". Secondo la criminologa, Prato aveva affermato "di essere attratto da individui di sesso maschile che si dichiarano eterosessuali"- avrebbe sviluppato anche una voglia di cambiare sesso". Per la criminologa sarebbero state alcune sue frustrazioni giovanili ad "influenzare la sua proclività all'aggressione e alla violenza". La mancanza di amore materno, dovuto al fatto che la mamma si occupava principalmente della sorella gravemente malata, avrebbe portato Marco "a una continua ricerca di amori che potessero riempire questo vuoto".
"La sua infanzia – spiega ancora Bolzan – è trascorsa in seno ad una famiglia disgregata che non ha offerto al bambino la possibilità di identificarsi con modelli positivi stabili avendo ricevuto povertà emotiva in una sorta di ‘abbandono' affettivo da parte della madre, portando come conseguenza, sul piano psichico, la formazione di perversioni sessuali a carattere anche sadico e la peculiare rinuncia ad incolpare la madre di tale abbandono, fantasticando di una madre buona con la quale identificarsi e di un padre crudele o assente".
Il garante dei detenuti: "Era seguito da uno psichiatra della Asl"
Marco Prato, stando a quanto dichiara il garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, era seguito da uno psichiatra della Asl. "Lui aveva colloqui settimanali. Non c'era però nessun segno che poteva far prevedere un fatto del genere, motivo per cui non era soggetto a una sorveglianza speciale. Pare abbia lasciato un biglietto in cui fa riferimento alla pressione mediatica e alle responsabilità che gli venivano imputate e che lui rigettava". Secondo il suo compagno di cella, spiega Anastasia all'Ansa, ieri hanno guardato insieme la televisione e Prato appariva sereno nonostante domani dovesse comparire in tribunale. Il compagno, che aveva conosciuto quando era recluso a Regina Coeli, si è addormentato alle 22 e stamattina si è accorto di quanto accaduto.