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Mamma detenuta uccide i figli a Rebibbia, la lettera delle associazioni: “Orrore che ha travolto tutti”

La lettera di volontari, operatori del sociale, del mondo del lavoro, della cultura, dello sport e della salute sulla tragedia di Rebibbia, dove una mamma detenuta ha ucciso i suoi due figli piccoli: “Pensare di dare una risposta risolutiva a questo dramma scaricando sulla Direzione e sulla Vice-comandante la responsabilità di quanto è successo è un grave errore. Le responsabilità sono tante e nessuno – nemmeno noi – può pensare di tirarsene fuori, trovando un colpevole che paghi per tutti”.
A cura di Redazione Roma
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sezione nido carcere Rebibbia a Roma
Foto Facebook Associazione A Roma, insieme – la sezione Nido del carcere romano di Rebibbia

"Un orrore un dolore che ha travolto tutti". Così, in una lettera aperta, volontari, operatori del sociale, del mondo del lavoro, della cultura, dello sport, della salute, parlano della tragedia avvenuta nel carcere romano di Rebibbia, dove una mamma detenuta ha ucciso i suoi due bambini. Ma secondo loro le responsabilità sono diffuse e "pensare di dare una risposta risolutiva a questo dramma scaricando sulla Direzione e sulla Vice-comandante (sospesi dal ministro dell'Interno ndr.) le colpe di quanto è successo è un grave errore".

La tragedia che si è consumata a Rebibbia ci ha lasciati senza fiato. Un dolore e un orrore che ha travolto tutti: i due bambini innanzitutto, quella madre che forse ancora non è consapevole di quello che ha fatto, tutti gli operatori dell’Istituto, le oltre trecento donne lì detenute, le loro famiglie e anche noi volontari, cappellani, operatori del sociale, del mondo del lavoro, della cultura, dello sport, della salute che ogni giorno entriamo in carcere per dare il nostro contributo affinché la pena risponda sempre più alle finalità dettate dalla Costituzione.

Abbiamo accolto tutto questo dolore in un silenzio rispettoso, vicini alle donne detenute, al loro smarrimento e dolore. Abbiamo cercato di comprendere i tanti tasselli di una vicenda che ha avuto un epilogo così drammatico.

Conosciamo la complessità del carcere, dei suoi problemi, della sua gestione. Ma conosciamo anche bene l’impegno da sempre profuso dalla Direzione dell’Istituto femminile di Rebibbia per fare del carcere un luogo di reinserimento, di riflessione, di presa di coscienza, di riappacificazioni delle detenute con sé stesse e con le persone che hanno sofferto per le loro colpe, di crescita culturale e molto altro ancora. Sappiamo dell’attenzione con cui le donne sono seguite e ne condividiamo le scelte operative, dell’apertura dell’Istituto al territorio e alle sue Istituzioni, come la scuola materna del quartiere che accoglie ogni giorno nelle sue classi i bambini della Sezione nido.

Ed è per questo che sentiamo il dovere di rompere il silenzio.

Pensare di dare una risposta risolutiva a questo dramma scaricando sulla Direzione e sulla Vice-comandante la responsabilità di quanto è successo è un grave errore. Le responsabilità sono tante e nessuno – nemmeno noi – può pensare di tirarsene fuori, trovando un colpevole che paghi per tutti.

Il dramma dei bambini in carcere è noto a tutti. La legge del 2011 ha tracciato una linea che prevede una collocazione alternativa al carcere per mamme e bambini, ma la sua applicazione fatica a trovare pienezza. Il disagio sociale sempre più presente all’interno degli Istituti di pena non è certo una novità e troppo spesso il peso di tale problema è affidato al personale di Polizia penitenziaria. Gli Enti locali faticano a dare risposte a chi esce dal carcere e cerca di ricominciare una vita diversa. I cittadini molto spesso si oppongono alla nascita di strutture di accoglienza, come le case famiglia per le donne detenute con figli.

Colpire i vertici della Casa circondariale femminile di Rebibbia significa, per noi, aggiungere danni alla tragedia provocata da una mamma detenuta.

I firmatari:

A buon diritto Arci

A Roma Insieme

Associazione Articolo 21 – Liberi di AS.VO.PE. – Palermo

Associazione Antigone Associazione Controluce – Pisa

Associazione Fuoririga – Casal del Marmo Associazione Liberamente – Cosenza

Associazione Sarda per l'attuazione della riforma psichiatrica Associazione Semi di Libertà onlus

Associazione Spondé onlus

Associazione Volontari In Carcere/Caritas di Roma Atletico diritti

Cibo Agricolo Libero Comunità di Sant’Egidio

Comunità Papa Giovanni XXIII

Conferenza nazionale Volontariato Giustizia

Conferenza per la Salute mentale nel mondo “Franco Basaglia” Cooperativa Con-Tatto

Cooperativa Sociale Concordia onlus

Coordinamento Regionale “Tino Beiletti” – Piemonte e Valle d’Aosta Coordinamento SEAC – Calabria

Coordinamento SEAC – Veneto Festival dei matti

Fondazione Franco e Franca Basaglia Fondazione Zancan

Forum nazionale per la salute in carcere Forum salute mentale nazionale Gruppo Idee laboratorio ricuciamo GRUSOL Gruppo solidarietà

I Cappellani degli Istituti di Rebibbia La Fraternità – Verona

Magistratura democratica Men at work onlus Nessuno tocchi Caino Oltre le sbarre

Osservatorio Stopopg per la salute mentale Panta Coop arl onlus

Ristretti orizzonti SEAC

Sesta città di rifugio

Sesta opera San Fedele – Milano Sesta Opera San Fedele – Rieti Società Cooperativa e-Team Società di San Vincenzo De Paoli

Ucsi – Unione cattolica stampa italiana Unasam

Volare – Velletri Vo.Re.Co.

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