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Mafia Capitale, mozione di sfiducia a Zingaretti: cominciato il dibattito in Regione

È cominciato il dibattito sulla mozione di sfiducia per il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti in relazione all’inchiesta su Mafia Capitale. In consiglio regionale, presieduto da Daniele Leodori, è Antonello Aurigemma, capogruppo di Forza Italia, a presentare la mozione presentata dalle opposizioni.
A cura di Enrico Tata
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È cominciato il dibattito sulla mozione di sfiducia per il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti in relazione all'inchiesta su Mafia Capitale. In consiglio regionale, presieduto da Daniele Leodori, è Antonello Aurigemma, capogruppo di Forza Italia, a presentare la mozione presentata dalle opposizioni. “Non entriamo nel merito di vicende giudiziarie sulle quali la procura sta facendo il suo corso, e speriamo lo faccia in breve tempo – ha detto Aurigemma – Il mio gruppo è stato coinvolto con l'arresto del collega Gramazio che avrà le possibilità nelle opportune sedi di provare la sua innocenza, sono consigliere di una Regione che ha visto l'arresto di alti dirigenti. Sono vicende che lasciamo agli organi inquirenti e alle forze dell'ordine. Questa mozione vuole entrare nel merito dell'opportunità politica di una Regione che da due anni è paralizzata – ha aggiunto – e a fronte di queste vicende lo è ancor di più, non sa dare risposte e non potrà neanche nel futuro. I suoi comunicati anonimi dimostrano che c'è inconsistenza e incapacità nel suo lavoro. Quando lei dice che la Regione distribuisce i fondi non in base a scelte politiche vuol dire che non si fida dei suoi dirigenti, che lei non ha contezza e controllo della macchina amministrativa, e demanda a principi matematici la ripartizione dei fondi. Che senso ha amministrare una Regione che non è in grado di dare risposte, e non sa quanto è di sua competenza, non sa gli organi coinvolti e le delibere che sono state firmate? Se Magrini ha firmato una delibera per l'emergenza abitativa, o lei ne era consapevole o non lo era, ma quest'ultima è una aggravante e non una scusante, perché vuol dire che non era in grado di controllare la gestione amministrativa”.

Sulla mozione è intervenuto anche Francesco Storace, leader de La Destra, che in aula ha detto: “Non si può far finta che non sia accaduto nulla dicendo ‘basta, leviamoci la seccatura della mozione e rimettiamoci al lavoro’. Non c'è uno straccio di autocritica rispetto a fatti gravi, accaduti qui e in Campidoglio. Quando presentiamo questa mozione non è un atto rituale, ma un atto politico rilevante. Noi le chiediamo di mettere i sigilli e ce ne andiamo tutti. O dobbiamo aspettare una trasmissione di Matteo Renzi, dopo quella su Marino? Dateci uno scalpo, non a noi, ma alla pubblica opinione. Qualcuno che ha sbagliato ci sarà? O è solo Pignatone che lo decide, e noi siamo turisti e passanti? Presentiamo una mozione per dire basta all'incertezza istituzionale”, ha concluso Storace.

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