Mafia Capitale, le “bugie” della deputata Pd Campana: sarà indagata per falsa testimonianza
Tanti "non so", troppi "non ricordo". Secondo l'accusa il suo racconto in aula è stato scandito "da una serie di bugie e reticenze smentite dal contenuto degli atti processuali". Rischia di essere indagata per falsa testimonianza Micaela Campana, deputata e responsabile Welfare e Terzo Settore della segreteria nazionale del Partito democratico. Ieri l'onorevole è stata sentita al processo Mafia Capitale per i suoi rapporti con Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative romane. La parlamentare dem è ex moglie di una degli imputati, l'ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo.
Le sue risposte sono state intervallate da moltissimi "non ricordo", tanto che spesso Campana è stata interrotta dalla presidente del collegio dei giudici. "La invito per l'ennesima volta a dire la verità. Lei è una persona giovane, non può non ricordare. E' singolare che lei abbia zone in cui ricorda e altre in cui non ricorda". In particolare la deputata ha negato una serie di circostanze emerse nelle intercettazioni telefoniche, tra cui il ricevimento di alcuni finanziamenti dalla cooperativa "29 giugno" di Buzzi. Infine alla Campana è stato chiesto come mai in un sms salutò Buzzi con queste parole: "Un bacio, Grande Capo". "Come mai si rivolge così a Buzzi", le chiede il pm Tescaroli. "Questione di rispetto nei confronti di una persona più grande di me", replica la deputata. La procura chiederà, in sede di requisitoria, ai giudici la restituzione del verbale della parlamentare al fine di iscriverla sul registro degli indagati per falsa testimonianza.