Mafia Capitale, il Riesame conferma: “Carminati in affari con la ‘Ndrangheta”
Arriva la conferma: "Il clan di Massimo Carminati è da anni in affari con clan di ‘Ndrangheta dei Mancuso di Limbadi". Lo scrive il tribunale del Riesame, chiamato a giudicare la posizione di Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, ritenuti dalla Procura l'anello di congiunzione tra la ‘ndrangheta calabrese e Mafia Capitale. Arrestati il 9 dicembre scorso nell'ambito dell'inchiesta sul “Mondo di mezzo”, i due resteranno in carcere in quanto “soggetti pericolosi per la collettività e da sempre gravitanti nell'ambito di organizzazioni criminali”. Con queste motivazioni i giudici del Riesame hanno respinto le istanze di scarcerazione di Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero. In 40 pagine il Tribunale ricostruisce l'attività dei due indagati, in affari con Carminati, ma legati anche a Salvatore Buzzi, responsabile a Roma di alcune cooperative.
Per quanto riguarda Ruggiero nella motivazione si sottolinea tra l'altro come sin dagli anni '90 abbia avuto rapporti con esponenti di spicco della ‘ndrangheta. Per Rotolo invece si parla dei suoi rapporti anche di parentela con il clan dei Piromalli di Gioia Tauro. A giudizio del Tribunale i due indagati trasferitisi nella capitale hanno continuato a mantenere contatti con la criminalità calabrese instaurando poi legami con Buzzi e mantenendo sempre i contatti in particolare con la cosca dei Mancuso. Ricostruendo poi i fatti i giudici sottolineano come da anni Carminati fosse collegato con il clan dei Mancuso costituendo con Buzzi la cooperativa Santo Stefano, una onlus che doveva gestire l'appalto per la pulizia del mercato Esquilino. Proprio la creazione di questa cooperativa “avrebbe rappresentato la conferma dei rapporti tra il clan calabrese e ‘Mafia capitale”. Rotolo e Ruggiero "sarebbero stati di fatto accreditati su richiesta di Buzzi presso la famiglia Mancuso che come proprio referente per le attività a Roma aveva indicato l'imprenditore Giovanni Campenni".