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Mafia Capitale, ecco un altro business di Buzzi: occhiali da vista per immigrati

Dalle carte depositate davanti ai giudici del tribunale del Riesame nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale, emerge un altro dei tanti modi in cui Salvatore Buzzi cercava di finanziare la sua cooperativa “29 giugno”: fornire occhiali da vista agli immigrati, un business da 15mila euro l’anno.
A cura di Francesco Loiacono
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Le carte depositate davanti ai giudici del tribunale del Riesame nell'ambito dell'inchiesta su Mafia Capitale portano alla luce un altro dei tanti business progettati dalla cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi: fornire occhiali da vista ai rifugiati ospitati nei centri gestiti dalla copp. Il Corriere pubblica stralci di una conversazione tra Buzzi, il suo braccio destro Claudio Caldarelli e Alfredo Romani – responsabile dell’ufficio Immigrazione dell’area inclusione sociale – avvenuta negli uffici del dipartimento ai Servizi sociali a novembre 2013.

"Spesso – dice Romani – hanno problemi con la vista (gli immigrati, ndr), per le patologie dermatologiche hanno come riferimento il San Gallicano, per quelle psicologiche e psichiatriche ci sono delle risorse sul territorio, per le malattie infettive c’è lo Spallanzani… Una cosa del genere (le cure dentistiche, ndr) la fa solo l’Eastman con i tempi loro, per cui l’oculista rimaneva completamente scoperto".

Un business da 15mila euro all'anno

L'idea della fornitura di occhiali agli immigrati prende corpo, con tanto di previsioni di entrate: "Se consideriamo la fornitura di 500 occhiali l’anno del valore di 20-30 euro ciascuno, quelli solo per leggere e nei casi necessari, tutto verrebbe a costare circa 15mila euro mentre l’aggiunta di una persona (segretaria) per tre volte a settimana comporterebbe una spesa aggiuntiva di circa 15mila euro l’anno", dice Caldarelli. "Eventualmente per la persona della segreteria la passo io, poi per la convenzione con l’oculista questi grossi, si possono abbattere i costi…". Poi però l'idea della segretaria viene scartata, per evitare i problemi legati alla sua assunzione. Si ragiona anche se estendere ai rom il progetto. Per tutti e tre però, come scrivono gli investigatori nell’informativa, i rom sono "individui difficili da trattare", per cui è meglio partire solo con gli immigrati.

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