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Mafia Capitale, Carminati: “Ora sono il diavolo, ma prima tutto il mondo parlava con me”

Massimo Carminati, l’imputato più importante del maxiprocesso a Mafia Capitale, ha voluto rilasciare una dichiarazione spontanea nel corso del dibattito odierno che si è svolto nell’aula bunker del carcere romano di Rebibbia.
A cura di Enrico Tata
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"Ora sono il diavolo, presidente, ma prima tutti parlavano con me", dice Massimo Carminati. Parole che suonano come un avvertimento. Il "cecato", l'imputato più importante del maxiprocesso a Mafia Capitale, ha voluto rilasciare una dichiarazione spontanea nel corso del dibattito odierno che si è svolto nell'aula bunker del carcere romano di Rebibbia. "Mi sembra di stare in un mondo irreale. Tutti parlavano con me prima di questa cosa. Anche gente normale parlava con me perché non sapeva chi ero, mi vedevano dietro al bancone al negozio a vendere magliette. Soltanto che poi dopo siamo diventati il diavolo e, ora, benissimo faccio il diavolo. Però posso garantire che prima tutto il mondo parlava con me senza farsi problemi", ha detto Carminati.

L'ex Nar è intervenuto dopo l'interrogatorio di Salvatore Nitti, un ispettore di polizia in pensione. Secondo l'accusa una telefonata con Carminati sarebbe una prova dell'influenza che l'imputato avrebbe avuto sull'agente. Nitti ha negato rapporti stretti e alla domanda: "Lei sapeva chi era Carminati?", ha risposto: "No". "È l’unico poliziotto in Italia a non sapere chi fosse", ha incalzato l’avvocato Giulio Vasaturo di Libera. Secondo i pm l'ex poliziotto avrebbe fatto diversi favori al presunto capo del "Mondo di mezzo" e in due volte gli avrebbe fatto da autista.

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