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Mafia Capitale, Alemanno all’Antimafia: “Nessun sospetto, nessuno si era accorto di nulla”

“Non c’era nessuna idea, neanche lontana, di un simile rischio all’interno del Campidoglio”, dice. E su Carminati l’ex sindaco di Roma ribadisce: “Non l’ho mai conosciuto di persona.
A cura di Enrico Tata
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”L'unica certezza che vi devo manifestare è la mia completa estraneità rispetto alle ipotesi di reato e alle connivenze che mi vengono addebitate nella ricostruzione di questi presunti fenomeni criminali”. Gianni Alemanno, l'ex sindaco di Roma, ha esordito così all'audizione in Commissione Antimafia dove è stato chiamato a rispondere ad alcune domande sull'inchiesta “Mafia Capitale”. E l'ex primo cittadino ribadisce quello che ha sempre sostenuto da quando l'inchiesta, che lo vede coinvolto come indagato, è su tutti i giornali: “Non ho mai conosciuto personalmente Massimo Carminati”, il numero uno della cupola mafiosa romana, “e anzi ho sempre pensato che questo personaggio non avesse più nessun ruolo nella città”. Alemanno ha aggiunto di aver chiesto, dopo l'inchiesta di Lirio Abbate pubblicata sull'Espresso nel 2012, ai suoi collaboratori provenienti da una militanza di destra se avessero avuto rapporti di qualche genere con Carminati e di aver ricevuto risposte “nettamente negative, con l'ammissione da parte di qualcuno solo di un'antica conoscenza priva di ogni valenza politica, sociale o economica. Del resto – ha proseguito Alemanno – basta leggere le intercettazioni di Massimo Carminati per constatare non solo l'assoluta assenza di un contatto diretto con il sottoscritto, ma il tono di massimo disprezzo con cui parlava di me con altri interlocutori”.

Sulle ipotesi di infiltrazioni mafiose all'interno dell'Amministrazione Capitolina Alemanno è altrettanto sicuro: “Non c'era nessuna idea, neanche lontana, di un simile rischio all'interno del Campidoglio”, dice. Nessun sospetto o percezione quindi che ci potesse essere un'infiltrazione criminale. “Si potevano temere azioni corruttive – ha detto – ma un sospetto di questo genere non ci ha mai neppure sfiorato”. “Un primo inquietante segnale sulla possibile presenza di infiltrazioni mafiose nella città arrivò con quella inchiesta giornalistica”, ammette Alemanno riferendosi all'inchiesta dell'Espresso. L'unico personaggio che Alemanno ammette di conoscere bene è Salvatore Buzzi, il braccio destro di Carminati ed ex presidente della Cooperativa 29 giugno. Ma, ribadisce l'ex sindaco, “in tutte le 1.123 pagine dell'ordinanza del Gip non esiste nessun riscontro di un mio accordo con Buzzi che metta in relazione” i finanziamenti ottenuti per la fondazione Nuova Italia e per le campagne elettorali “con atti amministrativi di mia pertinenza”.

"Per me francamente è difficile comprendere cosa abbia portato un già accreditato e potente rappresentante della cooperazione sociale come Salvatore Buzzi a costruire un rapporto stabile con una persona comunque problematica come Massimo Carminati", ha proseguito Alemanno. Il rapporto tra Buzzi e Carminati, ha concluso l'ex primo cittadino di Roma, "è rimasto ignoto, oltre che al sottoscritto, anche a tutti gli organi di informazioni, a tutte le forze politiche e, salvo la Procura di Roma, a tutte le istituzioni preposte all'ordine pubblico della nostra città".

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