Mafia a Ostia, chiesti in appello 200 anni di carcere per i clan Fasciani e Triassi
Ieri si è celebrato il processo d'appello nel processo che vede coinvolti esponenti dei clan mafiosi presenti sul territorio di Ostia. L'inchiesta "Nuova Alba", che ha portato nell'estate del 2013 in cella numerosi esponenti della famiglia Fasciani e dei rivali Triassi, arriva così al secondo grado di giudizio. In aula la procura generale ha chiesto 211 anni di carcere complessivi per 15 imputati. L
a richiesta più alta è per quello che viene considerato il boss, Carmine Fasciani, per cui sono stati chiesti 27 anni e 9 mesi di carcere. Chiesti 15 anni di reclusione anche per Vincenzo e Vito Triassi, esponenti del clan rivale ai Fasciani, assolti in primo grado, e considerati i mandatari sul litorale romano della cosca mafiosa dei Caruana-Cuntrera. Richieste pesanti anche per i parenti di Carmine Fasciani: 25 anni e 11 anni di carcere rispettivamente per le figlie Azzurra e Sabrina, 9 per la moglie Silvia Franca Bartoli, 11 e 8 anni per i nipoti Alessandro e Terenzio. Confermata l'aggravante per associazione mafiosa.
Dall'arringa del procuratore generale emerge tutto il potere dei clan sul litorale romano, che non ha esitato a descrivere i clan mafiosi di Ostia, come considerati più potenti dello Stato. Quella descritta dalla requisitoria è una nuova mafia, modellata sulle mafie storiche e con rapporti con camorra e mafia siciliana, rispettivamente i Fasciani e i Triassi, ma ormai autonomizzatasi dai clan originari. Per gli inquirenti il controllo del territorio veniva esercitato soprattutto tramite l'estorsione e l'usura, che aveva permesso ai clan di mettere le mani su numerose attività commerciali, compresi alcuni stabilimenti balneari.