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L’inchiesta sul clan rom di Latina che avrebbe fatto campagna elettorale per Noi con Salvini

L’inchiesta sul clan dei Di Silvio a Latina. Esponenti della famiglia rom, in seguito ad arresti avvenuti a giugno del 2018, sono accusati di reati in materia elettorale e nello specifico “manovalanza nell’attacchinaggio elettorale e compravendita di voti”. Un membro del clan, pentito, avrebbe rivelato agli inquirenti: “Abbiamo operato l’affissione dei manifesti il giorno prima delle elezioni contravvenendo al divieto. In tal modo, il giorno dopo a Terracina e a Latina, dove avevamo il partito Noi con Salvini, le città erano tappezzate dei manifesti dei candidati che sponsorizzavamo”.
A cura di Enrico Tata
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Il 12 giugno del 2018 oltre 250 agenti furono impiegati per un'operazione a Latina che portò all'arresto di 20 persone appartenenti al clan dei Di Silvio-Ciarelli. Come spiegava allora il procuratore aggiunto dell'Antimafia di Roma, Michele Prestipino, si tratta di "famiglie di etnia rom che si sono alleate per controllare il territorio. In questi anni hanno dimostrato capacità di controllare il territorio strada per strada, quartiere per quartiere". I Di Silvio avrebbero compiuto a Latina reati in materia elettorale e nello specifico, spiegava ancora Prestipino, "si tratta di manovalanza nell’attacchinaggio elettorale e compravendita di voti. Nella loro complessità questi fatti sono indici importanti della mafiosità del gruppo, capace di stringere rapporti con la politica“. Si sono verificati, hanno accertato gli inquirenti, episodi "di acquisizione di consenso elettorale attraverso la promessa di denaro: 30 euro a voto". In particolare due degli arrestati avrebbero fatto "attività di propaganda elettorale" per una lista collegata alla Lega alle amministrative del 2016 a Terracina e a Latina. In loro possesso sono stati trovati alcuni manifesti di candidati, tra cui quello del candidato Francesco Zicchieri, che ora è deputato della Lega e coordinatore del partito di Salvini per il Lazio. Zicchieri è totalmente estraneo all'indagine. Prima Repubblica e poi Il Fatto Quotidiano hanno pubblicato nuovi articoli sull'inchiesta. La novità è rappresentata da quanto avrebbe dichiarato, stando a quanto riporta Repubblica, Agostino Riccardo, un pentito del clan di Silvio: "Abbiamo operato l’affissione dei manifesti il giorno prima delle elezioni contravvenendo al divieto. In tal modo, il giorno dopo a Terracina e a Latina, dove avevamo il partito Noi con Salvini, le città erano tappezzate dei manifesti dei candidati che sponsorizzavamo".

Il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, ha dichiarato qualche giorno fa: "Quello che accade a Latina l'ho letto dai giornali stamane. La mafia rom che fa campagna elettorale per Salvini: sarebbe un fatto grave, non so se sia vero, ma sono sicuro che le procure indagheranno". Il Partito democratico ha presentato un'interrogazione parlamentare e anche il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, ha detto:  "Ci sono state delle iniziative parlamentari in queste ore che chiedono chiarimenti. E' bene che tutti chiariscano".

La Lega: "Mai avuto contatti, denunceremo"

"Sono stufo che giornalisti male informati o peggio ancora in totale malafede infanghino il mio nome e quello della Lega e che Zingaretti e Pd cavalchino questo schifo falso per racimolare qualche consenso. Come già detto ripetutamente parecchi mesi fa non ho mai avuto il minimo contatto con questi sconosciuti mafiosi", ha dichiarato Zicchieri che, ribadiamo, è estraneo alle indagini. "Queste persone non le ho mai viste né conosciute, lo ripeto. Basterebbe infatti che il Pd prima di sparlare si informasse con i questori e i commissari di Polizia che hanno svolto le indagini per capire la meschina figura che stanno facendo. Ma a tutto c'è un limite. Da oggi i giornalisti e i benpensanti del Pd che continueranno a farsi pubblicità inventandosi simili assurdità saranno portati in tribunale". Aggiunge l'ufficio stampa della Lega: "Chiunque, politico o giornalista, che continuerà a diffondere la falsa notizia smentita già dagli stessi inquirenti di fantomatici contatti tra la mafia rom e la Lega verrà prontamente querelato".

Dello stesso parere il capogruppo della Lega in Consiglio regionale del Lazio, Orlando Angelo Tripodi: "Ho combattuto sempre e sono distante anni luce dal modus operandi degli zingari di Latina; ho militato sin da ragazzo con onestà, tanti sacrifici e soprattutto senza risorse economiche; in più non ho mai conosciuto e avuto rapporti con questi personaggi né con i delinquenti. Non c'è nessun avviso di garanzia, ma abbiamo fiducia nella magistratura e siamo convinti debba andare fino in fondo". "Ribadisco la mia totale estraneità come quella di tutto il partito della Lega, all'epoca Noi Con Salvini, ad ogni rapporto con i clan rom Di Silvio-Ciarelli per la compravendita di voti. Né tantomeno il sottoscritto ha mai avuto rapporti con tali personaggi, meno che meno affidandogli personalmente l'affissione di manifesti elettorali nel 2016. La mia storia politica e personale è quanto di più lontano dalla mafia e dalla criminalità: lo ribadisco oggi e lo ribadirò in futuro senza tema di smentite", ha dichiarato Matteo Adinolfi, coordinatore provinciale della Lega a Latina.

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