L’ex sindaco di Roma Ignazio Marino è stato assolto definitivamente sul caso scontrini
La Corte di Cassazione ha assolto l'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, per il ‘caso scontrini'. Annullata la sentenza di condanna di secondo grado "perché il fatto non sussiste". La corte d'Appello aveva invece ribaltato la sentenza di assoluzione pronunciata in primo grado e aveva condannato il chirurgo genovese a due anni di reclusione. Secondo gli inquirenti Marino aveva "utilizzato la carta di credito del Comune per spese voluttuarie al solo fine di soddisfare bisogni personali". Per i giudici che pronunciarono in primo grado la sentenza di assoluzione, l'allora sindaco non aveva commesso alcun reato. Da parte sua, d'altro canto, c'era stata "imprecisione e superficialità".
"Giustizia è stata fatta. Finalmente oggi è stato restituito l'onore che merita al professor Marino. Sono contento che il procuratore generale abbia integralmente sposato la nostra tesi difensiva e abbia ricordato a noi tutti l'autonomia della valutazione giuridica, il che vuol dire che il giustizialismo politico deve rimanere fuori dalle aule dei tribunali", spiega l'avvocato Enzo Musco, legale di Marino.
"Hanno vinto la verità e la giustizia. Era ora. La sentenza della Cassazione non rimedia ai gravi fatti del 2015, alla cacciata di un sindaco democraticamente eletto e di un'intera giunta impegnati senza fare compromessi per portare la legalità e il cambiamento nella Capitale d'Italia. Una ferita per la democrazia che non si rimargina", le prime parole dell'ex sindaco Marino.
Orfini: "Contento per lui, la nostra fu bocciatura politica"
Proprio dopo il caso scontrini l'allora commissario romano del Partito democratico, Matteo Orfini, aveva chiesto ai consiglieri di dimettersi e di decretare la fine del mandato di Marino. Dopo l'assoluzione in primo grado l'ex sindaco aveva attaccato: "Orfini ha fatto un errore gravissimo perché ha allontanato un sindaco che stava facendo ciò per cui lui era piaciuto al paese, un programma di liberalizzazioni per recuperare denaro per il debito. Il mio mandato non è finito a causa della Procura di Roma, ma perché Orfini ha convocato gli assessori prima e i consiglieri poi dicendo che dovevano dimettersi violentando la volontà di 700mila elettori". Oggi, dopo la nuova sentenza di assoluzione, Matteo Orfini ha commentato all'agenzia AdnKronos: "Ribadiamo, come abbiamo già fatto quando sono uscite le sentenze di primo e secondo grado, che ovviamente siamo contenti per lui ma come spiegammo allora quella degli scontrini è stata una vicenda che nulla aveva a che fare con una scelta che facemmo per un giudizio politico".