Le mani della ‘ndrangheta su Roma: sequestrato il ristorante il Barroccio al Pantheon
Un nuovo sequestro di beni riconducibili alla ‘ndrangheta questa mattina a Roma, dove all'alba gli uomini della Direzione investigativa antimafia hanno messo i sigilli al ristorante il ‘Barroccio', in via dei Pastini, nel cuore di Roma a due passi dal Pantheon. Il locale, molto noto in città e frequentato da romani e turisti, è risultato essere proprietà dello stesso imprenditore a cui nel marzo scorso erano stati sequestrati due ristoranti ‘Il Faciolaro' e ‘La Rotanda', entrambi nella stessa prestigiosa via del centro dove si trova il ‘Barroccio'.
L'operazione di oggi non sarebbe quindi che la coda di quella che il 12 marzo scorso aveva portato in cella Salvatore Lania, 47 anni originario di Seminara in provincia di Reggio Calabria. Legato al clan Alvaro di Sinopoli, il nome di Lania aveva già fatto capolino nell'indagine che aveva portato alla confisca del ‘Caffè de Paris' di via Veneto nell'estate del 2009. Il sequestro del locale simbolo della Dolce Vita aveva aperto gli occhi su un fenomeno che da tempo aveva superato i livelli di guardia: investendo i soldi provento delle attività illecite, la ‘ndrangheta ha messo le mani sul salotto buono della città. Nel 2011 veniva sequestrato l'Antico Caffé Chigi, frequentato da parlamentari e senatori, proprio di fronte la sede del governo. Qui secondo gli inquirenti riciclava i soldi la ‘ndrina dei Gallico. Mentre nel 2014 è la volta del Caffé Fiume dietro via Veneto. E questi sono solo alcuni degli esempi più illustri di come la ‘ndrangheta ricicli i soldi in prestigiose attività nella Capitale, fonte allo stesso tempo di guadagni leciti e di pulizia di capitali sporchi. Le attività economiche poi non sono che lo specchio di un radicamento sempre più importante delle cosche calabresi a Roma, come dimostrato dalle operazioni e dagli arresti. Ha fatto scalpore il ritrovamento proprio nella capitale del codice di San Luca, necessario per il rito di affiliazione alla cosca.
"Sono almeno cinquemila i locali della ristorazione del nostro Paese nelle mani della criminalità organizzata che approfitta della crisi economica per penetrare in modo sempre più massiccio e capillare nell'economia legale", così Coldiretti commenta il blitz di questa mattina. "Acquisendo e gestendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi le organizzazioni criminali hanno la possibilità di rispondere facilmente ad una delle necessità più pressanti: riciclare il denaro frutto delle attività illecite, come è emerso dal terzo Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes, e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. Il volume d'affari complessivo dell'agromafia è salito – rileva la Coldiretti – a 15,4 miliardi di euro, in netta controtendenza rispetto alla fase recessiva del Paese".