L’Ama rischia di finire nel baratro per 18 milioni di debito con il comune di Roma
Dove porterà il braccio di ferro tra il presidente di Ama Lorenzo Bagnacani e l'assessore al Bilancio e alle Partecipate Gianni Lemmetti è ancora presto per dirlo. Quello che è certo è che lo scontro istituzionale tra i vertici della municipalizzata che si occupa dei rifiuti della capitale e il suo unico azionista, il comune di Roma, rischia di precipitare l'azienda in una crisi di cui gli esiti non è facile prevedere. Il nodo del contendere è un debito di 18 milioni di euro per i servizi cimiteriali che l'Ama vanta nei confronti di Roma Capitale, e che per chiudere il bilancio in attivo di 500.000 euro l'azienda ha messo nero su bianco come credito esigibile. Non è d'accordo invece l'assessore Lemmetti, che arrivato da Livorno sfoggiando le sue ormai famose magliette degli Iron Maiden, non ha nessuna intenzione di riconoscere i 18 milioni che si riferiscono tra l'altro a un periodo precedente al 2014.
Così a rischio non è solo il bilancio di Ama, e la poltrona di Bagnacani e di tutti i vertitici dell'azienda nei fatti sfiduciati dalla giunta di Virginia Raggi, ma anche l'approvazione del bilancio consolidato di Roma Capitale, che dovrà essere presentato e approvato entro il 30 settembre. Non lo nasconde lo stesso Lemmetti, che oggi in aula Giulio Cesare è intervenuto dopo le vive proteste dell'opposizione: “Sulla programmazione del bilancio consolidato, è vero, perché i tecnici stanno eseguendo delle verifiche sulle partite in contestazione dichiarate nel vecchio consolidato da parte di Ama e che riguardano anche i 18 milioni di euro proventi dei servizi cimiteriali restituiti dalla società a fine 2017 perché spettavano all’ente pubblico Roma Capitale". Eppure per Lemmetti "non c’è comunque assolutamente alcun conflitto tra l’amministrazione e la partecipata".
Discussione su bilancio e municipalizzate: bagarre in aula
Intanto oggi è stata bagarre in aula tra maggioranza e opposizione. Prima le opposizioni di centrosinistra hanno preteso di ascoltare l'assessore Lemmetti in aula, dopo hanno occupato gli scranni della giunta per la bocciatura della proposta di proseguire il dibattito in aula così da poter votare gli ordini del giorno sulle municipalizzate presentati. Il capogruppo del Pd, Giulio Pelonzi denuncia una "emergenza democratica": "Abbiamo chiesto il prolungamento per votare gli atti, ovvero gli odg sulle 5 aziende più problematiche. Il voto sugli atti, anche senza parlare, avrebbe dato la posizione del M5S, si sarebbero dovuti esporre e togliere la maschera, invece nessuno del M5S è nemmeno intervenuto in Aula. Hanno impedito la votazione degli odg tranciando i lavori d'Aula per non esporsi su una linea politica che non erano pronti a prendere perché il loro politburo nazionale non ha ancora mandato la velina su come posizionarsi". Per Stefano Fassina di Sinistra Per Roma: "C'è un problema di democrazia di cui e' responsabile il presidente De Vito. È un precedente grave, la maggioranza ha fatto iniziare l'Aula un'ora in ritardo e il presidente invece di garantire le 3 ore concordate ha utilizzato in modo strumentale i suoi poteri per coprire le contraddizioni della maggioranza. Ci rivolgeremo al prefetto affinché valuti la correttezza della gestione dei lavori dell'Aula".