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La strage degli anziani nella Rsa di Civitavecchia: “20 morti su 55 ospiti, vogliamo la verità”

Nella Rsa Madonna del Rosario di Civitavecchia sono stati contagiati dal coronavirus 42 ospiti su 55, 20 dei quali sono morti nel giro di pochi giorni. Ora i parenti e i figli degli anziani ricoverati hanno presentato un esposto in procura per accertare cosa sia accaduto. “Dall’Rsa mia mamma è arrivata in ospedale malnutrita e disidrata, prima di morire non poteva mangiare da sola, non poteva bere da sola, non si poteva muovere da sola aveva bisogno di assistenza”.
A cura di Valerio Renzi
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Quanti sono stati i morti nella Rsa Madonna del Rosario di Civitavecchia? Come è stato possibile che 42 su 55 anziani ospitati nella struttura sono stati contagiati prima che qualcuno intervenisse? Sono alcune delle domande a cui i figli e i parenti degli anziani ricoverati nella struttura pretendono una risposta. Per questo hanno presentato un esposto in procura. Secondo l'Asl al momento i decessi di anziani per il coronavirus sono stati 15, per i parenti invece sono 20. I figli degli ospiti della struttura raccontano il dramma vissuto, denunciano prima di tuto la mancanza di trasparenza e di comunicazione da parte della struttura.

"Non ci hanno mai chiamato per avvertirci, noi invece provavamo a capire cosa stesse accadendo", racconta Cristina Berletti. Rincara la dose Renzo Pallassini: "Ci hanno sempre tenuto all'oscuro di quello che stava succedendo all'interno. Non abbiamo ricevuto per 12 in alcuni casi 14 giorni neanche informazioni dalle istituzioni sanitarie". Sono due dei firmatari dell'esposto presentato in procura a parlare, restituendo il clima di angoscia e paura in cui hanno vissuto per un mese con le informazioni che arrivavano con il contagocce.

L'11 marzo il primo decesso di un anziano nella Rsa di Civitavecchia, da quel momento uno stillicidio di casi venuti alla luce e di morti le cui cause rimangono in alcuni casi ancora incerte: quel che è certo è che su 55 ospiti della Madonna del Rosario, 20 sono deceduti nel giro di una manciata di giorni. Lo spiega Antonio Burattini: "C‘è una differenza tra quello che sostiene l'Asl e quello che sosteniamo noi, parenti di ricoverati o persone decedute. L'Asl dice che ci sono stati 15 decessi tra le persone che erano in quella struttura mentre noi, i parenti, sosteniamo che sono 20. Vorremo capire dall'Asl il perché di questa differenza".

Il contagio ha interessato anche il personale della Rsa, non solo le persone ricoverate, con conseguenze che potrebbero essere state gravi per le condizioni già difficili di pazienti non autosufficienti. "Mia mamma l'hanno ricoverata con urgenza dopo un po' di giorni in ospedale e purtroppo mamma è deceduta domenica mattina presto, il giorno di Pasqua, non ce l'ha fatta perché le patologie si erano aggravate in più aveva questa forte polmonite data dal Covid. – spiega – Dall'Rsa è arrivata in ospedale malnutrita e disidratanon poteva mangiare da sola, non poteva bere da sola, non si poteva muovere da sola. Capite bene che se il personale è poco… anzi anche troppo ha fatto perché in tre piani correndo da un piano all'altro".

Ora la casa di cura di Civitavecchia è stata trasformata in Covid Hospital. Rosalba Padroni, direttrice della struttura, ha spiegato a Fanpage.it: "Sono decedute all'interno della struttura sette persone, altre una decina circa le abbiamo mandate in ospedale. Siamo stati avvisati che alcuni sono deceduti in ospedale, di altri invece sappiamo che sono ancora ricoverati". I dispositivi di protezione? "Mascherine e guanti ci sono sempre stati". Eppure tanti dipendenti sono stati contagiati "Forse il virus era già all'interno prima che scattasse l'allarme", ipotizza, "è subdolo". "Ma se agli infermieri sono stati dati i dispositivi nel tempo giusto, come ha dichiarato la struttura, come mai si sono ammalati praticamente tutti?", si chiedono i parenti.

Che la situazione sia stata drammatica lo conferma anche il sindacatoEmanuele Nucerino (Cgil): "Una buona parte del personale già nei primi giorni dell'emergenza era in malattia o in sorveglianza sanitaria, per cui il servizio veniva garantito esclusivamente da 8-10 persone tra infermieri e Oss, gli unici rimasti in servizio con turni da tredici ore, dalle sette di mattina alle otto di sera o dalle otto di sera alle sette di mattina. Il nostro dubbio è che il personale fosse impreparato, non fosse stato formato ad affrontare una situazione simile.

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