La sindaca Raggi ha ragione a vietare i centurioni al Colosseo: respinto il ricorso
La sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha ragione a vietare i centurioni e i gladiatori che chiedono fotografie a pagamento ai turisti davanti al Colosseo. Il Consiglio di Stato oggi ha infatti bocciato il ricorso presentato da un gruppetto di figuranti in costume, che hanno protestato contro il divieto disposto dall'amministrazione comunale "di qualsiasi attività che prevede la disponibilità di essere ritratto come soggetto di abbigliamento storico, in fotografie o filmati, dietro corrispettivo in denaro". Nei mesi scorsi già il tar del Lazio si era espresso a favore dell'ordinanza emanata del Campidoglio a tutela del decoro di piazze, vie e monumenti storici della Capitale.
Secondo i giudici della V sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Francesco Caringella, sono "insussistenti" le motivazioni dei centurioni che hanno depositato il ricorso. Il Comune, si legge nel testo della sentenza depositata oggi, "ha basato il provvedimento adottato su esigenze di tutela del patrimonio storico, certamente prevalenti rispetto alle esigenze di tutela esposte dai ricorrenti, ancorché di evidente rilevanza".
Già il tar del Lazio bocciò il ricorso dei centurioni
Secondo l'avvocato dei ricorrenti la precedente sentenza del tar del Lazio "non ha considerato come la corretta esecuzione della precedente ordinanza dello stesso Tar Lazio (favorevole ai Centurioni), da parte del Comune di Roma, avrebbe dovuto consistere nel consentire l'attività di Centurioni ai soli dieci ricorrenti (come riconosciuto dalla pacifica giurisprudenza amministrativa) e non a tutti i ‘neo-improvvisati' centurioni, con la conseguenza che la presenza dei soli dieci Centurioni ricorrenti su tutto il territorio della Città di Roma non avrebbe prodotto alcun pregiudizio al decoro, alla sicurezza ed al godimento pubblico delle bellezze di Roma, pregiudizio posto, invece, a base del nuovo provvedimento di divieto emanata dalla Sindaca". Tali considerazioni avevano spinto i centurioni a presentare ricorso al Consiglio di Stato.