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La Roma-Lido è la peggior linea ferroviaria d’Italia

La linea ferroviaria peggiore d’Italia, secondo il dossier “Pendolaria” di Legambiente, è la Roma-Lido. Ma se tra Ostia e la capitale si piange, nel resto del paese la situazione non è certo rosea tra treni vecchi, obsoleti e in numero insufficiente, mentre calano gli investimenti pubblici e aumentano i costi per i viaggiatori.
A cura di Valerio Renzi
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La peggiore linea ferroviaria d'Italia? La Roma-Lido della Capitale. Tra ritardi, guasti, mezzi obsoleti e viaggi infernali per i cittadini, il dossier di Legambiente "Pendolaria", conferisce il titolo di peggior treno del Paese alla tanto discussa linea che porta dal litorale romano al centro della città. A seguire al secondo posto troviamo l'Alifana e la Circumvesuviana a Napoli e la Chiasso-Rho in Lombardia. Tra le dieci peggiori linee del trasporto ferroviario regionale troviamo poi: la Verona-Rovigo, la Reggio Calabria-Taranto, la Messina-Catania-Siracusa, la Taranto-Potenza-Salerno, la Novara-Varallo, la Orte-Foligno-Fabriano e la Genova-Acqui Terme

Ma al di là dei singoli casi, è l'insieme del trasporto ferroviario dedicato a chi si muove giornalmente per andare a lavoro o a scuola che versa, secondo l'anticipazione del dossier, in una situazione drammatica. Treni vecchi e in numero inadeguato, a fronte dei costi per i viaggiatori sempre più alti. Guasti continui e disinvestimento pubblico nel rinnovo del parco vetture e nell'adeguamento delle linee.

Le cifre del dossier Pendolaria di Legambiente

A dare una fotografia spietata della situazione sono prima di tutto i numeri. I 3.300 treni in servizio in tutte le regioni hanno un'età media di 18 anni e mezzo. I treni poi sono sempre di meno: dal 2010 ad oggi Legambiente stima che circolino il 6,% in meno di vetture. Il taglio più significativo nelle regioni del Sud, che sono anche quelle con una rete stradale meno capillare: -26% in Calabria, -19% in Basilicata, -15% in Campania e -12% in Sicilia. Brutte notizie anche sul fronte dei costi, dove il caro biglietti si fa sentire eccome, arrivando ad un incremento del prezzo del biglietto massimo in Piemonte con un +47%, a cui seguono la Liguria con +41%, l'Abruzzo e l'Umbria che segnano un incremento "solo" del 25%. Aumenti che si verificano "a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento", sottolinea l'associazione ambientalista, che denuncia la "totale mancanza di una regia nazionale rispetto a un tema che non puo' essere delegato alle Regioni senza controlli".

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