La protesta degli specializzandi: “Il virus non fa differenza tra noi e un medico con il contratto”
"Il virus Covid-Sars 2 non fa differenza tra un medico specializzando del primo o del secondo e un medico con contratto". Parte da questa semplice constatazione di Cristina, che sta svolgendo la sua specializzazione al Gemelli, la protesta degli specializzandi di Roma e del Lazio impiegati nei reparti Covid, che si vedono esclusi dal bonus della Regione previsto per il personale sanitario impiegati nei reparti dedicati alla cura del coronavirus. Per questo hanno lanciato una raccolta di firme e una petizione online rivolta al governatore Nicola Zingaretti, per poter essere inclusi nel bonus di mille euro previsto per tutti i medici, infermieri e operatori sanitari, tranne che per loro.
Come è noto gli specializzandi sono spesso e volentieri un perno fondamentale per il funzionamento degli ospedali universitari, a maggior ragione lo sono stati in questa situazione di emergenza. Molti di loro si sono ritrovati da un giorno all'altro in prima fila, altri hanno ritenuto doveroso offrirsi volontari per fronteggiare la pandemia. In tutti i casi sono indispensabili. "Abbiamo condiviso con tutto il personale sanitario coinvolto nell’emergenza turni massacranti, riposi mancati, un rischio biologico elevatissimo, l’ansia e lo stress di combattere contro un nemico ancora troppo sconosciuto, la paura di contagiare i nostri cari. – si legge nella petizione – Alcuni di noi si sono offerti volontari per dare il proprio aiuto nei reparti COVID19, anche se la loro specializzazione non lo avrebbe previsto, andando ad affiancare specialisti e specializzandi coinvolti dal primo momento. I nostri percorsi formativi ne hanno fortemente risentito, sono state sospese o rinviate le attività didattiche e non sappiamo quando potranno ripartire".
Studenti lavoratori gli specializzandi, che per la loro peculiare condizione sono esclusi dal bonus della Regione Lazio. "Siamo amareggiati, siamo disullusi e siamo stanchi. Veniamo considerati medici quando siamo utili per fornire forza lavoro nelle strutture sanitarie e diventiamo studenti quando siamo esclusi dal riconoscimento del lavoro che stiamo svolgendo – racconta Francesco – Altro che eroi in corsia! Quella è solo retorica". Pietro, Cristina, Alessia, Francesco sono i medici appassionati che abbiamo incontrato, "la fanteria impiegata ogni giorno negli ospedali" quelli "che non si sono tirati indietro", ma che ora vedono la loro professionalità mortificata da una scelta che ritengono incomprensibile e ingiusta.