La magistratura ordina tre sgomberi ma è tutto fermo: mancano alloggi alternativi
Sono tre i palazzi occupati da anni dai movimenti per il diritto all'abitare di proprietà privata di cui la magistratura ha chiesto lo sgombero, ma per ora è tutto fermo. Mancano le soluzioni alternative che il comune è chiamato a predisporre, così come disposto dalla circolare firmata dal ministro dell'Interno Marco Minniti all'indomani delle polemiche seguite allo sgombero dal palazzo occupato dai rifugiati in piazza Indipendenza.
Così, mentre gli occupanti di viale delle Province, di via Carlo Felice e di via del Policlinico, attendono che la polizia venga a bussare alle porte delle loro case, le istituzioni cercano la soluzione per uscire dal corto circuito in atto: la prefettura ha chiesto che gli sgomberi vengano eseguiti con un urgenza (si tratterebbe solo delle priorità in una lunga lista di immobili), ma gli occupanti non possono essere buttati semplicemente in mezzo ad una strada. L'unica soluzione al momento approntata sono le ‘casette' della Croce Rossa, ma chiuderci decine di famiglie in emergenza che prima vivevano in una casa anche se occupata, rischia di far esplodere la tensione.
A complicare ulteriormente di cose arriva una sentenza ‘storica' del Tribunale civile di Roma, che obbliga proprio il ministero dell'Interno a risarcire con 260.000 euro al mese la proprietà di un palazzo occupato nel 2013, fino a quando questo non sarà sgomberato. Una decisione che rischia di fare giurisprudenza, impelagando il ministero competente dell'ordine pubblico in una lunga serie di cause, con il rischio alla fine di ingenti esborsi di denaro. Ma che rischia anche di subordinare la delicata gestione del tema delle occupazioni da un problema sociale a una questione di mera contabilità. Intanto gli ex inquilini di un palazzo sgomberato a Cinecittà alla fine di questa estate continuano ad essere accampati, nonostante il freddo, nel portico della chiesta di piazza Santi Apostoli, proprio sotto le finestre di prefettura e Roma Capitale.