Incidente in Metro, il dipendente Atac in ginocchio dalla mamma di Marco
Un lungo lunghissimo abbraccio in quella stazione diventata spettrale solo pochi attimi dopo il terribile incidente in cui ha perso la vita il bimbo di 4 anni morto precipitando nella tromba dell'elevatore il 9 luglio a Roma. Stretti per 20 minuti, nella Metro evacuata di Furio Camillo, dove pochi attimi prima si era consumata tragedia, la mamma di Marco e quello che voleva essere il loro salvatore: il dipendente Atac responsabile della manovra che ha causato l'incidente, aprendo la porta sulla tromba dell'elevatore, in quel vuoto in cui il piccolo Marco è caduto, morendo sul colpo.
"Si è buttato ai miei piedi in ginocchio. Piangeva a dirotto. Urlava: "perdono perdono" è tutta colpa mia. Perdono". Racconta a Repubblica Francesca Giudice, ancora provata e sotto choc. Flavio Mezzanotte, intanto, l'operatore che eseguito la manovra non convenzionale prova a spiegare quegli attimi concitati: "Faceva caldo. Troppo caldo. Lì dentro era una sofferenza incredibile e le persone che erano rimaste bloccate nell'ascensore erano già in preda al panico". Questo il racconto del dipendente riportato dal Messaggero.
Mentre si attivano tutte le procedure interne ed esterne per ricostruire la dinamica della manovra Mezzanotte spiega: "C'era la paura e il non sapere come finirà. In quel momento è difficile pensare – racconta- Quando c'è una persona intrappolata in un ascensore, non mi sto a chiedere quali sono le mie mansioni e in che ruolo mi trovo. Non potevo aspettare". L'uomo è iscritto nel registro degli indagati insieme a due vigilantes intervenuti quel giorno. I funerali laici del piccolo, salutato da una fiaccolata con palloncini e striscioni davanti all'elevatore del Metrò di Furio Camillo, si terranno domani, in forma privata, nella sala del Tempietto Egizio del cimitero monumentale del Verano.