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Inchiesta trans, condannati i quattro carabinieri che ricattarono Piero Marrazzo

Sono stati condannati tutti e quattro i carabinieri accusati di aver ricattato Piero Marrazzo, ex presidente della Regione Lazio, giornalista e conduttore Rai. I militari sono accusati di aver chiesto a Marrazzo di versare assegni per un totale di 20mila euro. Uno di loro ha girato anche un video, realizzato durante il blitz nel quale Marrazzo nel 2009 fu sorpreso insieme alla trans Natalì, con cui voleva ricattare l’allora governatore.
A cura di Enrico Tata
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Piero Marrazzo, ex presidente della Regione Lazio
Piero Marrazzo, ex presidente della Regione Lazio

Sono stati tutti condannati i quattro carabinieri accusati di aver ricattato, nel 2009, l'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Nicola T. e Carlo T. dovranno scontare dieci anni di reclusione, mentre gli altri due, Luciano S. e Antonio T., sono stati condannati rispettivamente a sei anni e sei mesi e a tre anni. Prescritte invece le accuse alla trans Natalì, accusata di spaccio di droga. Ai carabinieri sono state contestate le accuse, a vario titolo, di concussione, rapina, violazione della legge sugli stupefacenti e ricettazione.

I carabinieri sono stati assolti dall'accusa di associazione a delinquere perché, secondo i giudici, "il fatto non sussiste". Sono ritenuti invece colpevoli di concorso in concussione ai danni di Marrazzo per averlo costretto a consegnargli tre assegni da 20mila euro in totale, serviti per pagare il loro silenzio. A uno di loro è stato contestato anche il reato di ricettazione di un video, girato con il telefonino il giorno del blitz in via Gradoliì quando Marrazzo fu sorpreso a casa di Natalì. I militari, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, speravano di guadagnare con quelle riprese tra gli 80mila e i 100mila euro. Ora dovranno risarcire sia il giornalista e volto noto della Rai, che la trans Natalì. Tutti e quattro gli imputati dovranno infine risarcire i danni (sempre da calcolare in separato giudizio) al ministero dell'Interno (stavolta come parte civile) e a quello della Difesa.

"Piero Marrazzo ha atteso nove anni questa pronuncia che accogliamo con soddisfazione. La sentenza riconosce in pieno la colpevolezza degli imputati che, disonorando la propria divisa, si sono resi responsabili di un ignobile sopruso e di un vile ricatto criminale", ha detto Luca Petrucci, avvocato di parte civile per conto dell'ex Governatore del Lazio. "Anche in questo momento da uomo delle istituzioni, da giornalista del servizio pubblico e, soprattutto, da cittadino perbene, Piero Marrazzo tiene a ribadire la propria massima considerazione nell'Arma dei Carabinieri che è, assieme a lui, la vittima principale dei crimini commessi da questo manipolo di ‘mele marce'", ha spiegato il legale.

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