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In fila tutta la notte per il permesso di soggiorno. Baobab: “Diritti calpestati”

Comportamenti difformi dalla normativa nazionale, migranti in fila tutta la notte perché vengono accettate una ventina di domande al giorno e diritti negati nell’ufficio immigrazione della Questura di Roma. La denuncia della Rete Legale di Baobab Experience.
A cura di Valerio Renzi
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La Rete legale che sostiene l'attività dei volontari di Baobab Experience, che gestiscono il presidio informale di piazzale Maslax dove vengono accolti i migranti in arrivo e in transito per la capitale, ha pubblicato oggi un report e un video di denuncia dal titolo "Questura Aperta". Oggetto della relazione, redatta dal team a cui partecipano le associazioni A Buon Diritto, Baobab Experience, Consiglio Italiano per i Rifugiati e Radicali Roma, il funzionamento degli uffici immigrazione di via Patini della Questura di Roma.

Attivisti e legai puntano il dito contro le "cattive prassi", che di fatto ostacolerebbero la possibilità dei migranti di "esercitare il proprio diritto a richiedere la protezione internazionale o il rinnovo del proprio documento, rimanendo pertanto nel limbo dell’irregolarità".

Durante le giornate di monitoraggio sono state documentate lunghe file notturne, dovute al fatto che gli uffici ammettono un numero ridotto di istanze, limitate a circa una ventina. Uomini, donne e bambini costretti a dormire su cartoni e a scaldarsi con fuochi improvvisati nella speranza di riuscire ad evadere le loro pratiche con qualsiasi condizione atmosferica.
"La problematica relativa al domicilio rimane costante da mesi – si legge nel report – Secondo la prassi adottata dalla Questura di Roma non si può accedere alla richiesta di protezione internazionale in assenza di una dichiarazione di domicilio, ovvero di una abitazione stabile. Come è noto a coloro che si occupano di tutela dei diritti di richiedenti asilo e rifugiati a Roma, i funzionari dell’Ufficio Immigrazione richiedono a chi si presenta presso lo Sportello Profughi un documento riportante l’indirizzo presso il quale si intende fissare il proprio domicilio, per poter dare inizio alla procedura di riconoscimento della protezione internazionale".

Le associazioni e i legali chiedono alla Questura di attenersi a indicazioni e legislazione nazionale, interrompendo prassi che vengono giudicate illegittime,  a cui oltre la questione della residenza si aggiunge la richiesta "del passaporto o, in alternativa, della denuncia di smarrimento o di furto", dato che è "un obbligo non previsto dalla legge" e visto e considerato che  "la maggior parte dei soggetti intenzionati a richiedere asilo non ha mai posseduto il passaporto oppure non è stato in grado di portarlo con sé al momento della fuga".

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