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Impicca il cane ad un albero nel parco: “Era troppo feroce, ho fatto un favore a un’amica”

È avvenuto all’interno del Parco dell’Aniene a Casal de Pazzi, alla periferia Nord-Est di Roma. A notare la macabra scena un agente della polizia penitenziaria che ha provato a intervenire venendo però aggredito con una sega di trenta centimetri. Il 65enne autore dell’atroce gesto è stato rintracciato e denunciato.
A cura di Redazione Roma
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Immagine di repertorio
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Il cane era toppo feroce e per questo lo ha impiccato un albero. Così si è giustificato un uomo di sessantacinque anni che è stato denunciato dalla polizia per aver ucciso l'animale nel Parco dell'Aniene a pochi passi dall'ingresso di via dei Lodigiani, nel quartiere di Casal de Pazzi alla periferia Nord-Est di Roma. Da quanto si apprende è stato disturbato nell'operazione da un agente della polizia penitenziaria che aveva da poco finito il suo turno nel vicino carcere di Rebibbia.

Di fronte al tentativo di salvare il cane da parte della guardia carceraria, l'uomo ha reagito ingaggiando una colluttazione brandendo una sega lunga trenta centimetri e l'animale, che era stato appeso a un albero alto sei metri, non ha avuto scampo. Fuggito a bordo della sua auto il 65enne è stato aiutato allontanarsi da due donne, ma è stato comunque rintracciato e denunciato. Dovrà rispondere delle accuse di uccisione di animale, resistenza e minacce a pubblico ufficiale. Le due amiche dell'uomo invece per resistenza e minacce a pubblico ufficiale.

Secondo quanto ricostruito il cane non era dell'uomo, che si sarebbe "solo" preso in carico di ucciderlo per conto delle due amiche che lo accompagnavano. Secondo quanto hanno raccontato era diventato troppo aggressivo così avevano deciso di liberarsene incaricando il 65enne di farlo al posto loro. L'uomo ha accettato decidendo che la maniera più semplice per farlo sarebbe stato impiccarlo e poi tagliare la corda (per questo la sega) per liberarsi del corpo.

"Una sofferenza inaudita subita da un essere senziente che non si può accettare e che chiede giustizia. Per questo procederemo in sede giudiziaria", dichiara Massimo Comparotto, presidente dell’Oipa Italia. "Le pene previste dalla nostra legislazione per tali reati sono troppo lievi, lo ripetiamo da tempo. Occorre una tutela più incisiva per gli animali, che ancora non ricevono una copertura legislativa diretta non essendo loro riconosciuta soggettività giuridica. Auspichiamo un inasprimento per le pene riguardanti il maltrattamento e l’uccisione di animali, anzitutto per l’esigenza di una loro piena tutela, ma anche perché studi scientifici attestano la correlazione tra la crudeltà sugli animali e la più generale pericolosità sociale di chi la commette".

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