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Il tunisino sospettato di terrorismo in tv: “Non sono un terrorista né un latitante, vi denuncio”

Atef Mathlouthi, il 41enne tunisino finito in prima pagina come sospetto terrorista pronto ad entrare in azione nel centro di Roma, è stato rintracciata da “Chi l’ha visto?” nel suo paese natale e spiega: “Non sono un terrorista, non sono latitante, la polizia tunisina mi ha interrogato tutto il giorno”. L’uomo accusato da una lettera anonima all’ambasciata tunisina.
A cura di Valerio Renzi
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Tutto è partito da una lettera anonima recapitata all'ambasciata della Tunisia a Roma, che indicava Atef Mathlouthi, 41 anni tunisino con diversi precedenti in Italia legati ad episodi di microcriminalità, di essere un terrorista pronto ad entrare in azione e a compiere attentati nel centro di Roma. La foto segnaletica dell'uomo è stata diffusa nella giornata di ieri, ma si tratterebbe solo di un falso allarme e di una calugnia, architettata ai danni del cittadino tunisino per ragioni ancora da chiarire. Il 41enne è stato rintracciato dalla trasmissione televisiva di Rai 3 "Chi l'ha visto?", potendo così spiegare di trovarsi nel suo paese natale e di essere stato fermato dalle forze dell'ordine locali e interrogato per tutta la giornata "Non sono un terrorista, non sono latitante, la polizia tunisina mi ha interrogato tutto il giorno. Denuncio tutti!", ha spiegato Mathlouthi nell'intervista che sarà trasmessa alle 11.30 sul terzo canale della televisione pubblica.

Giusto zelo e applicazione dei protocolli o fuga di notizie ancora tutte da verificare, rimane il fatto che per oltre 24 ore l'uomo è stato a sua insaputa trattato come un pericoloso terrorista per una lettera anonima. Sabrina Oueldi, giovane nipote dell'uomo residente a Modena, scriveva su Facebook: "È stata tutta una menzogna, questo pover uomo è mio zio, dicono che lo cercano a Roma mentre oggi la polizia tunisina l’ha trovato a lavorare in Tunisia ed ha passato tutta la giornata a farsi interrogare dai poliziotti. Tutto ciò è stato causato da una lettera anonima inviata da una persona che gli voleva troppo male. Non voglio accusare nessuno. Però a parer mio la polizia italiana ha agito troppo veloce senza prima avere delle certezze. In 24 ore mio zio si è ritrovato su tutti i telegiornali del mondo con un’accusa talmente grave di fare parte dell’Isis e di voler fare un attentato a Roma mentre poverino stava lavorando a Tunisi per portare da mangiare alla sua famiglia. Spero che tutto ciò si risolvi e che mio zio avrà tutte le scuse dovute".

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