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Covid 19

Il Tar autorizza i privati a fare i tamponi: la Regione Lazio ricorre a Consiglio di Stato

La Regione Lazio ha depositato in Consiglio di Stato il ricorso per chiedere la riforma o l’annullamento dell’ordinanza del Tar riguardo la possibilità da parte di laboratori privati di svolgere tamponi Covid. “Gli esiti degli esami hanno impatto sulla libertà individuale e sull’istituzione delle zone rosse per focolai”.
A cura di Alessia Rabbai
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(La Presse)
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"Non esiste tecnicamente alcuna esigenza di rivolgersi ai laboratori privati per eseguire i tamponi per la ricerca del coronavirus, che vengono effettuati gratuitamente dalla rete del Servizio sanitario regionale. Auspichiamo che il Consiglio di Stato voglia accogliere l’istanza, al fine di non compromettere la gestione coordinata dell’emergenza sanitaria". È quanto messo nero su bianco dalla Regione Lazio, che ha depositato in Consiglio di Stato il ricorso per chiedere la riforma o l’annullamento dell’ordinanza del Tar riguado la possibilità da parte di laboratori privati di svolegre tamponi Covid.

Il Tar ha dato il via libera ai tamponi nelle strutture private

Il Tribunale amministrativo, accogliendo il ricorso presentato da Altamedica contro la Regione Lazio, che limitava gli accertamenti nell'ambito del Covid per le strutture private, permettendone lo svolgimento esclusivo alla Sanità pubblica, e rendendo possibili solo i test sierlologici, ha di fatto dato l'ok anche ai tamponi nelle strutture private, convinto che a prevalere sia "l'interesse pubblico, nell'ottica dello svolgimento di quanti più test possibili".

La Regione Lazio: "Tamponi prerogativa della Sanità pubblica"

"L’errore in cui cade l’ordinanza oggetto di impugnazione è quello di confondere una questione di sanità pubblica, con una limitazione alla libera concorrenza – spiega la Regione Lazio in una nota – Il test per il Covid in caso di positività, ha un impatto importante sulle libertà individuali e sugli spostamenti delle persone. Si tratta inoltre di esiti che interessano la collettività, come in caso di focolai e che possono richiedere le cosiddette ‘zone rosse’". E aggiunge: "Inoltre c'è l’obbligo di notifica anche al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e queste sono prerogative esclusivamente di Sanità pubblica".

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