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Il ricordo di Agostino Di Bartolomei a 25 anni dalla scomparsa: Roma celebra il suo Ago

Agostino Di Bartolomei ci lasciava 25 anni fa, causando un vuoto incolmabile per tutti gli appassionati di calcio. Il capitano del secondo scudetto della Roma si tolse la vita a Castellabate, sparandosi al petto con un colpo di una pistola che aveva in casa. Il figlio lo ricorda a distanza di anni.
A cura di Tommaso Franchi
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"Ricordati di me, mio Capitano. Cancella la pistola dalla mano". Con questi versi Antonello Venditti parla di Agostino Di Bartolomei nella sua "Tradimento e Perdono", con la quale il cantante ha voluto omaggiare il ricordo di "Ago", capitano del secondo scudetto della Roma. Una preghiera che in molti fanno ancora oggi, che parte non solo dai tifosi romanisti, ma anche dagli amanti di calcio, di sport e della persona che fu Agostino, con la consapevolezza del fatto che indietro non si può tornare, se non con la mente. Oggi sono passati 25 anni dalla sua scomparsa, quando la bandiera giallorossa si tolse la vita con un colpo di pistola nella sua casa di Castellabbate in provincia di Salerno. Era una mattina con un cielo coperto di nubi, esattamente come oggi. Di Bartolomei la sera prima aveva festeggiato il compleanno del padre, standogli vicino per quella che sarebbe stata l'ultima volta, poi la drastica decisione: l'ex calciatore si sparò al petto con la pistola che teneva a casa, una Smith e Wesson calibro 38. Il corpo venne ritrovato accasciato sul balcone dal quale si era affacciato nei suoi ultimi istanti di vita, con un biglietto a pochi passi dal suo corpo esanime: su un foglio di carta stropicciato c'era scritto "Mi sento chiuso in un buco", un fossato dal quale non riusciva più a uscire. Si parlò di problemi finanziari, di investimenti andati male e di litigi amorosi, ma di vero al giorno d'oggi ancora non c'è nulla, se non il ricordo di un grande talento con l'anima lacerata dai mostri interiori.

Luca Di Bartolomei: un libro contro la diffusione delle armi

"Dritto al cuore", quello che ha spezzato la vita di Ago. Come il titolo del libro di suo figlio, Luca Di Bartolomei, che dalla storia di suo padre ne ha tratto un modo per far riflettere riguardo all'uso delle armi nel rapporto con la sicurezza. "Vorrei evitare che quel dolore che ho vissuto da figlio – ha raccontato Luca a Fanpage.it – possa essere causato da una persona poco in sé, che mi faccia correre il rischio di viverlo di nuovo, questa volta da padre". Un libro contro la diffusione delle armi, contro le norme che ne rendono più semplice l'acquisto e la diffusione, che invita a riflettere sui sentimenti di insicurezza percepita che portano in tanti ad armarsi per difendersi. Nel libro di Luca tanti numeri e ragionamenti documentati, ma senza la rimozione della sua storia personale, la molla che lo ha portato a scrivere.

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