Il radiologo non vide un tumore e un 61enne perse la vita: la famiglia risarcita di 660mila euro
Il radiologo non interpretò correttamente una tac e il paziente, tre anni dopo, perse la vita per un tumore ai polmoni. Il tribunale civile di Velletri ha riconosciuto l'errore del medico e ha concesso alla famiglia del 61enne morto nel 2009 un risarcimento di 660mila euro. A diffondere la notizia è stato l'avvocato Fabio Gaudino, che difende la vedova e i tre figli della vittima. A pagare, per questo caso di malasanità, sarà la Asl Roma 6, l'ex Roma H, da cui dipendono gli ospedali di Anzio e Nettuno, dove il 61enne effettuò la tac nel 2005.
Secondo quanto ricostruito, l'esame diagnostico non venne correttamente interpretato dal radiologo e quindi il tumore, allora probabilmente nelle fasi iniziali, non fu rilevato. Nel 2008, in seguito a un sanguinamento dalla bocca, il paziente ripeté l'esame in un centro medico di Roma e gli specialisti gli diagnosticarono un tumore ai polmoni in uno stadio avanzato. Inutile l'intervento chirurgico di asportazione e i successivi cicli di chemioterapia, il 61enne morì dopo pochi mesi dalla diagnosi. Per volontà dei familiari la tac eseguita nel 2005 fu studiata e analizzata nuovamente e così venne riscontrato un errore del medico che si occupò di redarre il referto. Secondo il consulente del Tribunale il paziente poteva essere salvato, se fosse stato curato per tempo.