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Il racconto di Federico: “Mi hanno aggredito e minacciato: ‘Sappiamo chi sei’. Nessuno mi ha aiutato”

Federico, 21 anni, è stato aggredito a Roma da quattro persone. “Uno mi stava puntando un coltello dietro alla schiena. Mi ha detto: “Frocio demmerda, che coraggio c’hai a sta in giro così. Mo te famo vedè che famo a quelli come te a Roma”.
A cura di Enrico Tata
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Foto Rai - Chi l'ha visto?
Foto Rai – Chi l'ha visto?

Federico, il ragazzo di 21 anni aggredito a Roma da quattro persone, ha raccontato la sua storia alle telecamere di Chi l'ha Visto e ha fornito indicazioni utili per il riconoscimento degli aggressori. La speranza è che qualche passante che ha assistito alla scena possa aiutare gli investigatori a risalire ai responsabili. "Sono uscito dal lavoro alle 5 del pomeriggio, mi sono incamminato verso casa e, uscendo dalla metro Tiburtina, dopo poche centinaia di metri, all'incrocio tra via  Tiburtina e via Camesena, sono stato avvicinato da quattro persone e mi sono accorto che uno mi stava puntando un coltello dietro alla schiena. Mi ha detto: "Frocio demmerda, che coraggio c'hai a sta in giro così. Mo te famo vedè che famo a quelli come te a Roma. Ho camminato per qualche metro, ma poi il coltello me l'hanno puntato in faccia e non ho più reagito. Mi hanno riempito di calci e buttato a terra. Durante questa aggressione continuavano a rivolgermi insulti: ‘Sti froci pezzenti peggio degli zingari'. Federico è stato colpito alla testa e ai genitali, non riusciva più ad aprire l'occhio ma due di loro continuavano a colpirlo sul volto e ai testicoli. "Gli altri mi svuotavano le tasche, smontavano il telefono e la borsa me l'hanno ributtata addosso e mi hanno detto che mi potevo tenere la mia borsa da frocio". Alla fine la minaccia: "Mi hanno detto ‘tanto sappiamo che zone frequenti, sappiamo chi sei'".

L'identikit degli aggressori

Stando a quanto riferisce Federico, i quattro avevano circa 30 anni, tutti rasati. Due di loro erano alti circa un metro e novanta, uno ha un tatuaggio con una croce celtica, gli occhi verdi e tatuaggi sulle mani. Era lui che impugnava il coltello. Un altro era molto alto, moro, più scuro di carnagione, anche lui con tatuaggi con le mani. In quel tratto di strada, racconta ancora Federico, "c'erano moltissime persone, macchine che passano, dipendenti che escono dagli uffici, claxon che suonano, nessuno si è avvinato per soccorrermi, ne avrò incontrate quattro o cinque di persone a cui ho chiesto di fare una telefonata. Alla fine solo una guardia giurata mi ha fatto entrare in un palazzo per fare una telefonata".

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