Il Pd romano “pericoloso e dannoso”
Un partito a due facce. A un estremo si intravedono i segni di “un Pd davvero buono che esprime progettualità, capacità di raggruppamento e rappresentanza”. All'altro estremo c'è “un partito non solo cattivo, ma pericoloso e dannoso”. È impietosa la fotografia scattata da Fabrizio Barca, chiamato dal commissario del Pd romano Matteo Orfini a svolgere un'indagine interna al partito della Capitale. Per capire dove e come intervenire. Un lavoro che già era in programma e che l'inchiesta su Mafia Capitale ha solo contribuito ad accelerare. I primi risultati sono stati diffusi ieri, proprio quando il minisindaco del X Municipio, Andrea Tassone, si dimetteva per le indagini legate alla mafia romana. Fino a ora, a metà dell'indagine, stati censiti oltre 40 circoli dei 110 presenti sul territorio della Capitale. In alcuni casi, dice Barca, nei circoli non c'è trasparenza e non si fa alcuna attività, si “lavora per gli eletti” e non per i cittadini, c'è clientelismo e una presenza massiccia di “carne da cannone da tesseramento”. Poi, da un'altra parte c'è un partito che “subisce lo scontro correntizio e le scorribande dei capibastone”, svolgendo attività sul territorio, ma senza alcuna capacità di raggruppare e rappresentare la società del proprio quartiere.
D'altra parte, dice Barca, c'è però anche un partito “buono”, che “sa agire con e sulle istituzioni, è aperto e interessante per le realtà associative del territorio e sa essere esso stesso associazione, informando cittadini, iscritti e simpatizzanti. Al contempo bisogna essere attenti a distinguerlo dal partito che lavora sodo e ha quegli obiettivi, ma a cui manca il metodo moderno per farcela”. Il parlamentare Roberto Morassut aveva denunciato il sistema clientelare di parte del partito romano in un libro: “Barca fotografa una situazione che era già chiara. La radiografia finalmente è arrivata, anche se in ritardo. Ora però si deve cominciare a discutere della cura”.