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Il Pd di Roma, un partito da rifondare

Già nel 2013 Marianna Madia, aveva tuonato: “A livello nazionale nel Pd ho visto piccole e mediocri filiere di potere. A livello locale, e parlo di Roma, facendo le primarie parlamentari ho visto delle vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio”.
A cura di Enrico Tata
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È un partito distrutto, il Pd romano. Una forza politica senza bussola, in mano ai "signori delle tessere" e alle cordate di potere. Ora più che prima, dopo l'inchiesta “Mondo di mezzo” che ha disegnato un quadro inquietante di rapporti e di relazioni con la banda di Carminati. Già nel 2013 Marianna Madia, che ora è ministro della pubblica amministrazione, aveva tuonato: “A livello nazionale nel Pd ho visto piccole e mediocri filiere di potere. A livello locale, e parlo di Roma, facendo le primarie parlamentari ho visto – non ho paura a dirlo – delle vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio”. Ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha deciso di intervenire. La parola d'ordine è commissariamento: dopo il passo indietro dell'attuale segretario capitolino, Lionello Cosentino, sarà Matteo Orfini, presidente del Pd, ad avere il compito di provare a fare pulizia all'interno del partito romano. “Una vicenda agghiacciante”, la definisce lo stesso Orfini, che aggiunge: "Il partito a Roma va rifondato e ricostruito su basi nuove".

Dall'inchiesta della procura emerge che anche le primarie per la scelta del segretario cittadino, tra Cosentino e Tommaso Giuntella non sarebbero trasparenti. “Come siete messi con le primarie?”, domanda Carminati a Buzzi in una delle intercettazioni trascritte nell'ordinanza del gip. “Stiamo a sostené tutti e due…avemo dato centoquaranta voti a Giuntella e 80 a Cosentino. Cosentino è proprio amico nostro”. Sul suo profilo Facebook arriva la risposta di Giuntella: “Non solo non ho niente a che fare con quel sistema e quelle persone, ma io, e i compagni di una vita con cui mi impegno in politica da anni, abbiamo sempre combattuto contro quei metodi e quel modo di stare in politica, abbiamo sostenuto un congresso in nome di una generazione politica nuova e che si scrollasse di dosso le vecchie incrostazioni di Roma”.

Da Bettini a Morassut: "Il Pd romano va rifondato"

Sulla vicenda è intervenuto anche Roberto Morassut, che già a ottobre aveva scritto una lettera indirizzata al Pd di Roma. Lo aveva descritto come “un partito di tribù”.”Penso sinceramente che il Partito Democratico a Roma e nel Lazio, sia soffocato dal dominio delle cordate interne e abbia perduto la capacità di fare politica. Penso che occorra allontanare il ciarpame di certe distorsioni che intossicano la vita interna e allontanano la partecipazione”, diceva Morassut, che oggi propone l'azzeramento del tesseramento e della classe dirigente. Parla anche Goffredo Bettini, l'ex braccio destro di Walter Veltroni che per tanto tempo è stato il dominus della politica romana. "Ma da anni non ho ruoli all'interno del partito”, dice. Ma alcuni sostengono che ancora abbia un notevole potere a Roma. Il malaffare si diffonde più facilmente quando i partiti perdono il senso di un progetto per il bene comune e diventano macchine senza principi, popolate da correnti, cordate, gruppi di potere che si alleano e si combattono senza alcuna motivazione politica. Anche il PD deve cambiare radicalmente. Non è una mia idea fissa che ripeto da anni, ma una esigenza democratica quella di costruire un partito delle persone, in grado dal basso di controllare,discutere e decidere tutte le scelte, in trasparenza e libertà".

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