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Il nipote di Kim Rossi Stuart in carcere, la madre: “Ha disturbi mentali, non deve stare in cella”

Il nipote di Kim Rossi Stuart, Giacomo Seydou Sy, si trova attualmente detenuto nel carcere di Rebibbia. Ma non è lì che dovrebbe stare. Il ragazzo, infatti, soffre di disturbi psichici ed è inadatto alla prigione: deve essere trasferito in una Rems, ma per ora non ci sono posti disponibili. “È una bomba pronta a esplodere”, dice la madre.
A cura di Natascia Grbic
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Giacomo Seydou Sy è il figlio di Loretta Rossi Stuart, sorella del noto attore protagonista di Romanzo Criminale, Kim Rossi Stuart. Il ragazzo si trova detenuto nel carcere di Rebibbia per un piccolo furto da 60 euro, ma non è lì che dovrebbe stare. Sì, perché il 25enne soffre di disturbi mentali ed è inadatto alla prigione: dovrebbe stare in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) adatta alla sua patologia. Ma, dato che non c'è posto, il Giacomo sta ancora in carcere. "Mio figlio è esasperato, è come una bomba pronta a esplodere — ha raccontato Loretta al Corriere della Sera — Resiste ma è consapevole che il carcere non è il suo posto. Ha dei sogni, vuole fare il pugile alle Olimpiadi. Può essere recuperato, ma solo se curato come merita". Giacomo soffre di un disturbo bipolare della personalità che, unito al consumo di droghe, lo ha portato a compiere crimini in stato psicotico. Il primo risale allo scorso anno, quando è stato condannato per resistenza a pubblico ufficiale. Il secondo è più recente, e si tratta di un piccolo furto da 60 euro.

La storia di Giacomo, che ricorda quella di Valerio Guerrieri, morto suicida in cella

La madre di Giacomo sta lanciando appelli attraverso la stampa non solo per denunciare la situazione del figlio, ma anche le lunghe liste d'attesa per entrare nelle Rems, nelle quali sono disponibili pochi posti. E, nell'attesa, chi soffre di patologie mentali rimane in carcere, ossia la struttura meno adatta alle persone che soffrono di disturbi psichici. Questo caso riporta alla mente quello di Valerio Guerrieri, il ragazzo morto suicida nel carcere romano di Regina Coeli il 24 febbraio 2017. Anche Valerio non avrebbe dovuto stare in prigione, ma in una Rems: era rimasto in cella nell'attesa che si liberassero dei posti, nonostante fosse affetto da disturbo bipolare e avesse già tentato il suicidio in carcere due anni prima. Al fratello maggiore scriveva "Non ce la faccio più, voglio andarmene per sempre". Poco dopo, si è suicidato impiccandosi nella sua cella.

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