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Il deputato Pd indagato per corruzione: “Ho fatto le primarie con gli imbrogli”

Marco Di Stefano intercettato nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti in Regione Lazio: “Imbrogli alle primarie”.
A cura di A. P.
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Potrebbe rivelarsi una vera e propria tempesta per il Pd laziale e nazionale l'inchiesta sul deputato democratico Marco Di Stefano, uno dei protagonista alla Leopolda. Il Parlamentare infatti è indagato per aver incassato tangenti per circa due milioni di euro nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Roma sulla vendita di palazzi all’Ente previdenziale dei medici. I fatti risalgono a quando Di Stefano era assessore regionale al Demanio della giunta Marrazzo. Come spiega Il Messaggero, la presunta tangente sarebbe servita ad assicurare ai costruttori romani Pulcini due contratti d’affitto milionari per conto della “Lazio service”, società controllata della Regione. In particolare per l'accusa Di Stefano avrebbe preso la tangente per far affittare alla Lazio Service due palazzi dei Pulcini al prezzo di 3 milioni e 725 mila euro ciascuno, per far sì che quel contratto poi consentisse la vendita degli stessi immobili all’Enpam con una plusvalenza che superava il 50% dell’effettivo valore. Dalle carte processuali viene evidenziata in generale la disinvoltura con cui Di Stefano svolgeva il proprio incarico, modificando atti pubblici al fine di favorire specifici imprenditori.

Le intercettazioni

Al di là dell'inchiesta penale quello che potrebbe scatenare una tempesta nel Pd sono alcune delle intercettazioni di Di Stefano nelle quali il deputato parla di brogli elettorali per la composizione delle liste dei candidati alle elezioni politiche 2013. Nelle intercettazioni telefoniche, compiute dalla Guardia di finanza e riportate da Il Messaggero, si sente Di Stefano, primo dei non eletti, che al telefono minaccia "la guerra nucleare" contro i leader del partito nel Lazio, avvertendo: "Comincio da Zingaretti e li tiro tutti dentro". Il parlamentare accusava i compagni di partito di essere dei "maiali" perché "non è che puoi l’ultimo giorno, l’ultima notte buttar dentro la gente, dopo che dici che stai dentro", e tranquillamente confessava al telefono: " Ho fatto le primarie con gli imbrogli, no? Non è che so’ imbrogli finti, imbrogli ripresi, non è tollerabile questa storia… Se imbarcamo tutti, ricominciamo dai fondi del gruppo regionale. Sansone con tutti i filistei, casco io ma cascano pure gli altri”.

Politici in affari con imprenditori

Dall'inchiesta dei pm romani vien fuori in realtà uno spaccato di intrallazzi e operazioni sottobanco tra mondo politico e imprenditoriale molto diffuso, anche tra personaggi che sulla carta dovrebbero appartenere a opposte fazioni politiche. Non ci sono infatti solo episodi sporadici di corruzione come le valigette piene di "documenti e valuta" nascoste nel bagagliaio dell’auto che viaggiava dalla Francia all’Italia, ma rapporti costanti di parlamentari della sinistra e della destra accomunati dall’amicizia e dagli affari soprattutto con i già citati imprenditori immobiliari Antonio e Daniele Pulcini. Gli imprenditori infatti riuscivano ad agganciare senza problemi appartenenti a giunte di sinistra o destra, a Roma e nel Lazio, ma anche parlamentari di ogni colore politico.

L'inchiesta prosegue

Per questo l’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Nello Rossi prosegue per cercare di fare luce su molti aspetti ancora misteriosi della vicenda. Bisogna infatti verificare ancora il ruolo di un faccendiere molto ben pagato che avrebbe trasferito soldi in Lussemburgo, probabilmente destinati al pagamento di tangenti, ma anche a chi fosse destinatario del denaro fatto rientrare dall’estero nel febbraio 2013 da Daniele Pulcini.

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