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Il Comune di Roma si costituirà parte civile nel maxi processo ai Casamonica

Il Campidoglio, seppure in ritardo, ha deciso di costituirsi parte civile nel maxiprocesso ai Casamonica, in cui sono imputate 63 persone ritenute affiliate al clan. Già accettate come parte civile nel corso dell’udienza preliminare di oggi la Regione Lazio, l’associazione Caponnetto, l’Associazione Sos Impresa e l’Ambulatorio anti-usura onlus.
A cura di Enrico Tata
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Ruspe in azione alle ville abusive sequestrate ai Casamonica a Roma - Foto Fanpage.it/Simona Berterame
Ruspe in azione alle ville abusive sequestrate ai Casamonica a Roma – Foto Fanpage.it/Simona Berterame

Come già era stato per il procedimento penale in merito al raid al Roxy Bar della Romanina, il Comune di Roma ha deciso di costituirsi parte civile anche nel maxiprocesso ai Casamonica. L'avvocatura del Campidoglio aveva già depositato l'atto di costituzione di parte offesa alla procura, in attesa dell'apertura della possibilità di costituirsi parte civile. Questa mattina, nell'aula bunker di Rebibbia, dove si è svolta la prima udienza preliminare, hanno già chiesto e sono state già ammesse come parti civile la Regione Lazio, l'associazione Caponnetto, l'Associazione Sos Impresa e l'Ambulatorio anti-usura onlus. Il Comune di Roma potrà presentare la richiesta alla prossima udienza. Anche nel caso del Roxy Bar, si ricorda, il Campidoglio arrivò in ritardo nella presentazione della richiesta. Alla sbarra sono finiti 63 membri del clan dei Casamonica, ai quali gli inquirenti, il procuratore facente funzioni Michele Prestipino e il pm Giovanni Musarò, contestano le accuse di associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga, all'estorsione, all'usura e alla detenzione illegale di armi.

Il processo ai Casamonica, 63 imputati tra capi e semplici affiliati

Tra i 63 imputati, nomi che sono finiti nel taccuino degli inquirenti dopo anni di indagini delle forze dell'ordine, ci sono capi e semplici affiliati del Clan, membri della famiglia Casamonica, ma anche delle famiglie Spada e Di Silvio, che con la prima sono imparentate attraverso stretti legami di sangue e che sono attive a Ostia e sul litorale romano. Alcuni pentiti del clan sono stati decisivi per gli investigatori.  "Loro sono perfettamente consapevoli di avere un notevole potere intimidatorio che esercitano nelle loro attività.  Incutono notevole timore e nessuno li denuncia mai. Sono persone che si aiutano reciprocamente per ogni tipo di esigenza, anche se c'e' da picchiare qualcuno", ha raccontato agli investigatori una importante collaboratrice di giustizia.

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